Gazzettino Italiano Patagónico
  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial
No Result
View All Result
  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial
No Result
View All Result
Gazzettino Italiano Patagónico
No Result
View All Result
Home Arte

Pulcinella tra nascita e morte

Gazzettino Italiano Patagónico by Gazzettino Italiano Patagónico
24 de octubre de 2024
in Arte, Giovanni Cardone 
0
Pulcinella tra nascita e morte
19.5k
SHARES
19.5k
VIEWS
Ho condiviso su FacebookHo condiviso su Twitter

Giovanni Cardone

La Maschera di Pulcinella si pensa che sia nata dalle Atellane che vi sono causali  analogie tra buffoni di varie epoche, ossevando gli eruditi una tesi settecentesca volle far discendere i Pulcinelli dalle Atellane. Gli argomenti della disputa furono allora le identità dei generi comici e la sorprendente somiglianza di tante particolarità praticate negli antichi teatri delle provincie romane, come l’improvvisazione, l’attualità dei lazzi, il prodotto locale contrapposto alle commedie imitate dai greci, l’uso della franceschina o pivetta comune ai buffoni grecoromani, i titoli delle farse, la fisionomia nasuta di certe figurine di comici, il tipico miscuglio di prosa e danza, l’uso del lupo o mezza maschera nera, o quello della fuligine sul viso, il capo rasato comune ai Pulcinelli come ai mimi oschi, il cappello siriaco che si chiamava titulus, oggi detto coppolone, la partecipazione delle attrici nelle parti di donna, la spatola e poi il corno o la scopa usati come scettro, o arma soprattutto, il temperamento e la licenzia del genere, nonché le Ragioni medesime dove nacquero le Maschere. Nel descrivere la nascita di una maschera così popolare come quella di Pulcinella, è difficile affermare la sua attinenza all’Atella come ci narra anche il Mommsen il quale disquisisce sul colore nero della maschera, mettendo a nudo la sua derivazione dagli Osci oppure dagli Etruschi che avevano importato dalle regioni nordiche le farse Fescennine che, nella Campania, diventarono Atellene. Molti storici e antropologi fanno derivare la maschera di Pulcinella da Maccus, Pappus e Dossennus lo descrive molto bene anche il filosofo Benedetto Croce il quale nega la continuazione del tipo classico ma riconosce: “Ci sono serbati i titoli di Maccus caupo, Maccus virgo, Maccus miles, Macci gemini, cui corrispondono il cappello moderno di Pulcinella tavernaro, Pulcinella sposa, Pulcinella capitano, i due, i tre, i quattro Pulcinelli simili”. Dai rilievi fatti nel tempo non ci dicono se Pulcinella deriva o meno dalle Atellane anzi la somiglianza della materia comica mette in evidenza che possa risalire ad essa, ma noi poco importa se Pulcinella discenda o meno dagli antichi, a noi interessa ricostruire la storia ancestrale della maschera napoletana. Molti storici dell’epoca, tra cui l’Abate Galiani, hanno respinto l’ipotesi che il nome di Pulcinella possa derivare da Puccio d’Aniello, anzi egli pensava che l’origine etimologica derivi dal vocabolo pullicino ovvero dalla voce latina come dice lo Spaziano derivi da: Pullus gallinaceus. In seguito lo Scherillo (La Commedia dell’Arte in Italia 1884) aveva avuto notizia dell’antica esistenza in Italia d’un cognome Polliceno, che probabilmente derivasse il cognome del prelato Lucio Pulcinella che prima del 1572 presiedeva la curia marsicana e che il cittadino di Acerra discendesse dalla famiglia del Reverendo. Sembra strano ma tutto dimostra che il cognome Pulcinella era diffuso in Italia da tempo antico e che, al solito, i dotti hanno preferito indugiarsi nella versione del pulcino, ma gli eruditi hanno stabilito che il nome Pulcinella sorse perché la maschera somiglia ad un gallinacio, occultando in parte che era un cognome già esistente in Italia. Certamente si pensa che Pulcinella discenda dalla famiglia di Giancocozza Cetrulo che in seguito si è mutato in Cetrullo in Cetruli questo lo racconta anche il Croce, certamente la derivazione del nome di Pulcinella nel tempo si è mutato come tutte le altre derivazioni della suddetta maschera, che alla fine diventa come un mistero “Buffo” … Pulcinella nacque come maschera della Commedia dell’Arte nel 1609, a Napoli per opera di Silvio Fiorilli, che ne fece il protagonista comico di una commedia, “La Lucilla Costante”, pubblicata più tardi, nel 1632. Egli era goffo, maldestro e imbroglione, astuto e sciocco che combina guai, salvo a rimediare in extremis, avidodi denaro eppure pezzente, goloso e famelico, aggressivo e petulante e quanto riassume Pulcinella attraverso i caratteri di tipo teatrale. Per questo nacque lo scontro tra il Capitano Matamoros e Pulcinella che costituisce il modello fondante dell’eterno conflitto tra Cetrulo e le figure storiche dei prepotenti boriosi e grotteschi, che da Capitani della dominazione spagnola che poi si trasferiranno in seguito nei bravi e infine nei guappi di cartone. Dopo Silvio Fiorillo colui che interpretò Pulcinella fu Andrea Calcese, che portò la maschera a Roma con scarsa fortuna probabilmente perché il suo Pulcinella eccessivamente arguto, egli contraddiceva lo stereotipo etnico che del napoletano i romani s’erano fatti, i quali vedeva la maschera più comica (improvvisazione), che inquadrata nel contesto della Commedia dell’Arte. I tre grandi interpreti della maschera di Pulcinella furono Silvio Fiorilli, Andrea Calcese e Michelangelo Fracanzani il quale portò la maschera in Francia. Certamente Pulcinella ha interpretato i sogni di intere generazioni di bambini dato che questa maschera fa parte del teatro delle guarattelle , però intorno ad essa è sempre vissuto un alone di mistero o meglio quel rituale che ella riesce ad esprimere attraverso le feste e il carnevale. Da uno studio fatto dal musicologo e antropologo Roberto De Simone mette in evidenza che: “Le maschere esprimono profondamente la morte. Questa condizione di morte la si può riscontrare per due aspetti. Prima perché ogni individuo si sprimono in modo diverso dal modo quotidiano e perciò uccide l’io col quale si mostra ogni giorno. In secondo luogo egli, vivendo la parte nascosta repressa di se stesso, esprime quell’io che normalmente è morto”.

Pulcinella è la maschera per eccellenza del mondo popolare campano, i primi riferimenti alla morte possono leggersi innanzitutto nell’abito bianco e nel viso che lo caratterizzano: tali caratteri sono comuni a maschere mortuarie non solo della Campania. Pulcinella indossando l’abito bianco esprime un rituale importante: quello iniziatico dove si indica la morte come condizione dell’inizio di un momento trascendentale. Molti storici e antropologi mettono in evidenza che tale abito si riscontra nei tarantati di Puglia, nei fujenti della Madonna dell’Arco, negli abiti battesimali o di comunicandi, fino all’abito della sposa che pur sempre alla morte si riferisce, ovvero la morte della verginità della donna. La maschera di Pulcinella essendo la più popolare nella ritualistica campana in alcune zone quale Montemarano nell’Avellinese, un tale abito lo si confeziona con le lenzuola del proprio letto e che dalle federe del cuscino si ricava il famoso coppolone, ovvero il copricapo. Quando Benedetto Croce nel 1898 scrisse il suo celebre saggio su Pulcinella, da considerare fondamentale nella valanga di studi gravitanti in Italia e all’Estero su questa maschera per l’ordine che portava una questione se Pulcinella rappresentasse l’eroe mitologico, ecco come ce la descrive Croce in studio di Domenico Rea: “Dappertutto, quale insegna di bottega (scolpito o dipinto, talora uscente fuori da un melone rosso aperto, talora anche le lettere del nome del proprietario formato da minutissimi pulcinellini), nei giocattoli, nei presepi, dove era raffigurato non molto lungi dalla grotta del redentore”. Dalla descrizione del Croce il quale con grande acutezza intellettuale mette in evidenza senza volerlo anche l’aspetto rituale della maschera la quale, nel percorso antropologico mette in evidenza il significato della lenzuola in base alle associazioni con la notte ed il letto, identificabili probabilmente con la maschera di Pulcinella. Per la sua prima relazione col letto, il lenzuolo comunque risulta associato alla nascita dell’individuo, mentre per il letto il concetto è diverso dato che esso è strettamente legato al sogno o al mondo dei sogni, il lenzuolo diventa un indumento importante perché si fa riferimento alla sfera sessuale e nel contempo alla morte, visto che nell’antichità il lenzuolo era il sudario con cui venivano avvolti i morti. Per le altre relazioni con la morte il suo stesso nome (Pulcinella da pulcino), associa questa maschera ai gallinacei, in particolar modo nelle antiche culture venivano associati ad animali o divinità degli inferi quali (Proserpina ed Ecate). Pulcinella nella musica popolare viene identificato con la canzone carnevalescha Cicerenella canto tradizionale diffuso tra il 1700 e il 1800 in una descrizione del musicologo e antropologo Roberto De Simone il quale mette in evidenza la tradizione, e la lamentazione che fa il cantante o cantore quando ripete: Gioia mia!….. In Campania vi è un vero culto della gallina, essa viene associata alla figura della Madonna come avviene a Pagani in provincia di Salerno, dove si festeggia ogni anno la festa della Madonna delle galline, in questo caso viene messo in evidenzia il carattere infero e gallinaceo il quale emerge dalla stessa leggenda popolare. Nel racconto descritto ampiamente da Roberto De Simone il quale ci narra: “Che a Pagani molti secoli addietro, furono delle galline che scavando nella terra fecero emergere dal sottosuolo un’antica immagine della Madonna del Carmine, che era stata sotterrata precedentemente per sottrarla alle incursioni dei saraceni. Da allora la stessa Madonna del Carmine è detta localmente, come accetta anche la chiesa, Madonna delle Galline. La festa specifica in relazione al mitico ritrovamento fatto dalle galline, avviene la prima domenica in Albis, in tale giorno la statua della Madonna è portata in processione e la gente le offre votivamente galline, oche e gallinacei in genere i quali le vengono appoggiati in testa, sul mantello o ai piedi. Il periodo calendariale e tra il mese di marzo e aprile, la prima associazione la si può fare con l’antica figura di Proserpina e Kore che ritorna dagli inferi con la primavera”. De Simone con questo scritto ci lascia senza parole facendoci capire e notare che nella stessa tradizione locale il gallo o gallinacei hanno un potere occulto, ma nel contempo mettono in evidenza che in Campania essi vengono usati per fatture e controfatture, cioè essi sono in grado di trasmettere e assorbire un qualsiasi male magico. La tradizione vuole che si tenga presente il gesto rituale di mettere addosso delle penne o di adorare i gallinacei, e questo avviene in Campania durante il pellegrinaggio fatto al Santuario della Madonna di Montevergine, Madonna dell’Arco, Madonna dei Bagni e a Monte Sant’Angelo per la festa di San Michele. Prima di partire per i pellegrinaggi infatti, si mettono penne colorate sui cavalli, quando nei secoli scorsi si usava andare con il cavallo e la carretta, oggi si va in auto, in moto e in pulman indicando con ciò il carattere rituale e misterico della festa del viaggio da intraprendere verso il luogo sacro. A Monte Sant’Angelo nel giorno della festa di San Michele che si svolge in due momenti una l’8 Maggio e l’altra il 29 Settembre, nei pressi del Santuario, si vendono tuttora delle vere e proprie composizioni di penne multicolori: l’uso che se ne fa e quello di metterle sui mezzi di trasporto. Sulle penne vi è molta ritualità iniziando dal mondo antico a tutt’oggi, senza fare ulteriori esempi primitivi lo si evidenzia nelle divise militari quali i bersaglieri, alpini e carabinieri simboli rituali che tendono ad esorcizzare il guerriero stesso il quale va in guerra e non sa se torna, la morte del guerriero. Un altro momento rituale che l’uomo esprime attraverso il gallo e il fallo, ovvero il gallismo in senso maschile e dongiovannesco, ecco perché il gallo è in parte un animale aggressivo. Nella simbologia tradizionale il fallo conserva tutti i caratteri ermafroditici e di morte, in questo caso il gallo con tutte le precedenti qualità viene associato ad un aspetto di guerra di sesso e di morte. Nella cultura locale, il gallo e il segno fallico nell’antichità danno testimonianza i marmi ritrovati a Pompei e conservati al Museo Nazionale di Napoli. In tale bassorilievo si vede un’erma del dio Priapo, detto dei volatili, il quale si mostra in forma di gallo con un attributo maschile notevolmente evidenziato. Ritornando a Pulcinella dagli studi fatti di dice che la maschera veniva usata nelle feste anche di corte specialmente in quella borbonica da Ferdinando IV detto “Re Nasone” il quale aveva una collezione e tutti i forestieri che venivano a Napoli ed ospitati nel Palazzo Reale potevano ammirare questi Pulcinelli esposti anche in chiave ironica insieme a santi e beati, il famoso miscuglio tra sacro e profano. Certamente Pulcinella “per tutto il mondo conosciuto” come egli amava dire, ha rappresentato Napoli e suoi mutamenti. Questo diceva il grande Eduardo De Filippo: “Se un giovane sa adoperare la tradizione in un modo giusto, essa può dargli le ali. E quale è il mondo giusto? È lo studio, l’approfondimento delle esperienze di chi ha vissuto prima di lui. Solo dopo aver studiato, approfondito e rispettato la tradizione, si ha diritto di darle un calcio e metterla da parte, sempre con la consapevolezza che siamo debitori, per lo meno, d’aver contribuito a chiarirci le idee…”

Ho condiviso l'articolo

  • Haz clic para compartir en Facebook (Se abre en una ventana nueva) Facebook
  • Haz clic para compartir en X (Se abre en una ventana nueva) X
  • Haz clic para compartir en LinkedIn (Se abre en una ventana nueva) LinkedIn
  • Haz clic para compartir en X (Se abre en una ventana nueva) X
  • Haz clic para compartir en WhatsApp (Se abre en una ventana nueva) WhatsApp

Me gusta esto:

Me gusta Cargando...
Tags: ArteGiovanni Cardone
Previous Post

Sicurezza, Mancini (FdI): accuse Ecri di razzismo respinte al mittente, solidarietà a forze dell’ordine

Next Post

A Parigi una Mostra  dedicata ai Cento Anni del Surrealismo: Che Analizza la nascita e il significato

Next Post
A Parigi una Mostra  dedicata ai Cento Anni del Surrealismo: Che Analizza la nascita e il significato

A Parigi una Mostra  dedicata ai Cento Anni del Surrealismo: Che Analizza la nascita e il significato

Gazzettino Italiano Patagónico

© 2025 Gazzettino Italiano Patagónico tutti i diritti riservati Pagina realizzata da GDS Contenidos + RecreArte

Gazzettino Italiano Patagonico

  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial

Compartí el Gazzettino

No Result
View All Result
  • Portada
  • Italia
  • América Latina
  • Mundo
  • Deportes
  • Ecología
  • Sociales
  • Arte
  • Salud
  • Cultura
  • Editorial

© 2025 Gazzettino Italiano Patagónico tutti i diritti riservati Pagina realizzata da GDS Contenidos + RecreArte

%d