Per la quarta volta, le autorità israeliane avrebbero negato l’ingresso a operatori umanitari delle Nazioni Unite a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, da diciotto giorni soggetta a un assedio incessante dell’esercito israeliano. Lo riferisce Al Jazeera tramite il proprio inviato presso il quartier generale dell’Onu. «L’Onu- ha scritto Gabriel Elizondo sul suo profilo X- sostiene che la richiesta urgente di consentire l’accesso al campo profughi di Jabalia nel nord di Gaza per contribuire a salvare le persone intrappolate sotto le macerie è stata respinta da Israele per il quarto giorno consecutivo. Anche una richiesta separata di consegnare cibo, acqua e carburante è stata respinta da Israele». L’inviato riferisce inoltre che, sempre secondo le Nazioni Unite, «dall’1 al 20 ottobre solo quattro delle 66 missioni umanitarie pianificate attraverso il posto di blocco israeliano da sud a nord di Gaza sono state facilitate dalle autorità israeliane». In questi giorni l’esercito israeliano è sotto accusa per aver isolato il campo profughi di Jabalia e varie aree circostanti, lasciando la popolazione che si è rifiutata di andarsene completamente senza cibo e acqua. I feriti non possono essere curati, mentre i soccorritori non riescono a raggiungere chi resta intrappolato sotto le macerie. Testimoni locali hanno raccontato ai media che, sotto la minaccia delle armi, i civili vengono costretti a lasciare i rifugi e ammassarsi nelle strade. Stanno facendo il giro della rete le immagini delle file lunghissime di persone. Ancora i testimoni raccontano che i soldati costringono le famiglie a separarsi: ragazzi e uomini da un lato, donne e minori dall’altro, e questo secondo gruppo verrebbe ordinato di andarsene verso il sud della Striscia. Il corrispondente di Middle East Eye, Sulaiman Ahmed, riferisce che le persone che si rifiutano di varcare il checkpoint che divide Jabalia dal resto della Striscia verrebbe «colpito da droni e colpi d’artiglieria», tuttavia anche chi decide di obbedire subirebbe «attacchi. È in corso un massacro qui, con corpi senza vita nelle strade» avverte il reporter. La testata fa inoltre sapere che dall’alba di ieri 44 palestinesi sono stati uccisi nel nord di Gaza. Di questi, dieci sono morti e altri 30 ferite in un attacco contro una scuola-rifugio gestita dall’Unrwa, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi, nell’area di Al-Fawqa. Si tratta della la Jabalia Preparatory School, come riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Un altro raid ha colpito una seconda scuola-rifugio dell’Unrwa a Kreizm: sette i morti palestinesi e decine i feriti. Sul proprio profilo X l’agenzia scrive: «SOS dallo staff Unrwa nel nord di Gaza: condizioni disperate senza cibo, acqua o cure mediche. Le persone sono abbandonate, vivono nella paura di morire da un momento all’altro. Chiediamo urgentemente una tregua immediata per consentire un passaggio sicuro e la protezione delle vite umane», concluso con l’hashtag #CeaseFireNow, «cessate il fuoco ora». «Le attività dell’Unrwa devono essere messe fuori legge» è invece l’appello di Avigdor Lieberman, il leader del partito conservatore Yisrael Beiteinu. «I dipendenti dell’Unrwa- ha dichiarato- sono collaboratori dei mostri di Hamas, che hanno assistito all’omicidio, al rapimento e allo stupro di ebrei il 7 ottobre e continuano ad aiutare Hamas fino ad oggi», ha affermato l’ex ministro della Difesa in un post su X.
Alessandra Fabbretti