di Villa Favorita Ercolano
Giovanni Cardone
Fino al 18 Settembre 2024 si potrà ammirare presso la Casina dei Mosaici Parco sul Mare Villa Favorita Ercolano – Napoli la mostra Antologica Astratto di Antonio Izzo . Come afferma Luigi Paolo Finizio : Antonio Izzo, nei primi anni Settanta, ha esordito attraverso l’esperienza dell’informale. Per chi s’orienta verso la pratica creativa del non figurativo, specialmente a Napoli, la poetica incondizionata dell’informale, delle sue trasparenti e materiche tessiture attraverso l’invisibile costituisce un viatico inevitabile. Al suo interno la condotta del segno, come del trascinamento di spunti e citazioni dal mondo esterno, costituiva, una pratica idonea al registro più ampio e libero verso il mondo interiore e di quello fatto di realtà fisiche e appariscenti nel mondo esterno. Ciò che distingue il dettato d’immagine nelle prime composizioni informali di Izzo si mostra subito consonante con la filigrana costruttiva, di tenuta logica caratterizzante l’impianto di fondo delle sue opere. Una chiave compositiva che fa sentire la generativa incidenza e costanza proprio attraverso il tessuto sconnesso delle compagini di pittura informale. Forse ciò che rende specifico il verso poetico di Izzo è proprio questa congiunzione stretta con cui si lega il segno corsivo, a volte fatto di materia, di rilievi e scavi, e la trama logica dei campi pittorici. Congiunzione che porta in immagine un flusso intimo di sensazioni e visioni e il registro diretto verso forme e oggetti, spesso ricalcati o prelevati, dal mondo sociale. La sua dimensione lirica non si chiude nella soggettività ma si fa sguardo di orditi costruttivi, di osservazione oggettiva e prensile verso le cose circostanti. Sta all’interno di tale relazione vissuta tra privato e pubblico, tra lirismo e sociale, la disponibilità con cui Izzo si dedica negli anni Settanta attraverso i condivisi intenti espressivi del Gruppo Arti Visive. Un modo di fare arte in un campo diretto di relazioni con la comunicazione e i comportamenti del mondo pubblico. In anni, quali furono i Settanta e non solo da noi, di grande successo delle forme di produzione moltiplicativa e seriale Izzo, portato a coltivare e sedimentare per il suo fare in pittura ogni segno espressivo di tecniche e pratiche artistiche, personificò all’interno del Gruppo Arti Visive la mano fattiva. Quella del suo atelier, il telaio serigrafico che divenne lo strumento operativo per il messaggio che il gruppo mise in atto verso le realtà sociali e comunicative del proprio tempo”. Essendo legato all’artista Antonio Izzo non solo dal linguaggio dell’arte, è stato il mio insegnate in quello che fu il glorioso Istituto D’Arte di Torre del Greco , io penso che negli anni la pratica dell’arte ha oggi una particolare necessità nella società contemporanea poiché è proprio l’arte che riesce a rendere l’esistenza più ampia di quanto non appaia comunemente, rendendo percepibili occulte visioni. Analizzando le opere di Antonio Izzo posso affermare che nelle sue opere cerca la verità, ovvero l’ideale di una prospettiva che ti permette di entrare in sintonia con le sue opere. Le suggestioni delle sue opere si dilatano in ricercate atmosfere, divenendo flebili respiri, tensioni verso l’immanenza, nella scintillante immediatezza della pura sperimentazione. Il colore si libera dalla forma, sublima verso realtà concrete donando allo spazio nuove e articolate visioni. Uno spazio di luce si dirama oltre i limiti conosciuti della forma trasformando ogni esperienza onirico astratta in una catalogazione cosmica dell’animo. Strutturazioni coeve e sequenziali assemblano razionalmente inediti linguaggi, intercalando piani e frammenti tonali. Dalle opere di Antonio Izzo affiorano innumerevoli realtà parallele oltre le convenzioni del visibile e dell’agire, generando corrispondenze e analogie tra creazione e genesi. Sentimenti dell’animo si fanno luce e approdano verso arcani arcipelaghi prospettici attraverso flebili e illusorie sinuosità narrative.
Si assiste, ad uno scontro epocale tra linearità del tratto e dinamicità fluttuante della composizione, ora rotante, ora integrata tra dogmatiche sovrapposizioni orizzontali e verticali. La dimensione plastica della materia si dirama nello spazio alternando realtà trascendenti a lampi di luce abbagliante e infinita. L’essenziale incontra l’effimero, eros e thanatos dell’immaginario, alla ricerca dell’inedita forma, esiziale paradigma di un’ancestrale solitudine, muta testimone di continue sperimentazioni, sinuosità tattili, simmetrie sussultorie. Perfezione ed essenzialità, germinali sequenze, sottesi intrecci, fluttuano liberi nelle lontane rimembranze segniche per divenire essenze di transiti e rivelazioni di idee organico primigenie. Segmenti iridescenti si sovrappongono, ordinati nello spazio, rimodellando atmosfere, entità fenomeniche di sapienti sussurri, variabili astrali di cristalline scansioni luminose, meditate modulazioni. Colore e Luce vibrano sensibilissimi sul substrato generando un armonico e affascinante equilibrio, quieto limite di arcane aspirazioni sensoriali, mitici destini, tensioni sacrali. Dopo l’approdo, ecco l’abbandono, ovvero il desiderio di nuovi orizzonti articolati da linee spezzate e filiformi che si incuneano in mirabili frammentazioni ideative, sintomo di smarrimento esistenziale e deciso allontanamento da una realtà ormai aliena. Come lame percettive, simboliche linearità complesse s’insinuano sul substrato trasfigurando le essenziali casualità tonali delle composizioni in analitiche volontà rappresentative. Vibratili strutture appaiono come affascinanti tensioni di cristallina innocenza espressiva sospese tra una fenomenologia evocativa e una sintetica esperienza visiva. Oltre il rapporto spazio-tempo Antonio Izzo medita sull’irrevocabilità del frammento, sulle tracce armoniche delle forme geometriche che reggono l’universo alla ricerca delle primordiali temporalità oggettive. Il frammento, lontano dal suo contesto naturalistico, estende la sua presenza tra sovrapposizioni e integrazioni di materia pittorica generando un affascinante intreccio ritmico. Il ritmo del continuo mutare del tempo genera cangianti armonie delle tonalità ma decreta un nuova visione creando, un modulo tra sperimentazione e innovazione del pensiero. La razionale schematizzazione non mira a ricomporre una visione plastica e geometrica dello spazio ma a definire nuove possibilità della superficie pittorica. La scomposizione e ricomposizione del substrato crea un reticolo continuo di nuove forme, proporzionali tra loro, tese a dilatarsi cercando sensoriali linee curve, inattese percezioni, distinte rivelazioni casualmente interrotte. Tracce di arcane funzioni della materia pittorica trovano un nuovo tempo, un’improvvisa neo oggettività. La realtà pittorica in Antonio Izzo è rappresentata per frammenti, integrazioni, assetti compositivi, alla assidua ricerca della ancestrale espressione visiva dell’esperienza collocata nell’eterna trasfigurazione percettiva dell’universo. Oltre la concezione convenzionale del dipinto l’artista supera l’aspetto sentimentale ed emotivo della composizione per donare a quest’ultima un aspetto eroico, sospeso in una dimensione sovra sensoriale e infinita. Le tonalità di Antonio Izzo , sempre omogenee e cangianti, vivono una realtà bidimensionale, irrevocabilmente illimitata, generando inedite corrispondenze tra interpretazione e rappresentazione, dinamicità e immobilità. Acquisite sublimazioni emozionali attraversano velocemente lo spazio pittorico generando realtà complesse scomposte e immediatamente ricomposte tramite variabili modularità. Miti e accadimenti si susseguono ordinati all’interno di un luogo perfettamente delimitato, sensibilissimo e mutabile. La giustapposta sovrapposizione delle tonalità abolisce le tenebre, l’oscurità, la finitezza strutturale. La luce è totale e totalizzante, supera le angosce del vivere e dell’esistere, l’abbagliante essenza di un ininterrotto fregio classico continuo. Il rapporto tra materia e forma si dilata, evoca profondità lineari e sottesi segmenti in un ambiente volutamente differenziato e avulso da secolari e contemporanee contaminazioni. Ogni frammento è immediatamente materia pittorica, risonanza, omogeneità d’intenti in un continuo sovrapporsi di forme, strati, ritmicità. Meta racconti, variazioni, accordi tonali, inondazioni di luce accelerano moti rotanti e inquieti. Rarefatte atmosfere si vaporizzano alla presenza di un flebile respiro che diviene unico testimone di profonde sofferenze.
Quali mondi qui vivono, quali accadimenti si diramano in questo spazio apparentemente asettico. Tutto è come sospeso, bloccato, cristallizzato da figurazioni che appaiono come irrevocabilmente silenti. La verità è nascosta, mimetizzata, giustificata da evocazioni allusive alla ricerca di un luogo, un’oasi di pace, un destino. Un’impalpabile sensazione di solitudine aleggia drammatica, avanza minacciosa e inestricabile tra gli animi e i desideri di libertà e di vita. Oltre la tragica gravità dell’esistenza, la forma sublima in un inconsapevole mito di effimera speranza, sottesa in un’instabile atmosfera nell’immensa, irrevocabile caducità della materia. Un complesso irradiarsi nello spazio di strutturati piani costruttivi diviene significativo istante ideativo, autentico paradigma di fondamentale rigenerazione plastica. Segmenti iridescenti si sovrappongono ordinati generando affascinanti diaframmi sequenziali sospesi da un’elegiaca melodia, colta e vibrante, diffusa flebilmente nello spazio. Tracce di purissime linee si ricompongono libere sopra cangianti superfici, ampie e mutevoli, simili ad infinite città cinetiche e spazi urbani modulati dove il colore, libero dalle naturali funzioni, acquisisce maggiore autonomia interpretativa espandendosi in correlate emulsioni sensitive. Le forme strutturate evocano una trasognante omogeneità di sensi rispettando perfettamente i limiti del perimetro formale. Sintesi, azione, regola e sequenza s’inerpicano oltre le consuete simbologie generando corrispondenze con l’antico, la mitologia, i quattro elementi della creazione. Antonio Izzo è alla ricerca della forma archetipica, ignoto e ineccepibile tassello della struttura universale, mito e unicum dell’essere oltre l’agire, riflesso concreto di un mondo lineare astratto. La scomposizione dell’oggetto geometrico non perde o nasconde la forma primordiale ma la evidenzia seguendo la legge dei contrasti simultanei, delle dinamicità cromatiche, delle diffuse e animate sovrapposizioni . La scelta di Antonio Izzo pone, in parallela antitesi, armonia e dilatazione, staticità e direzionalità d’intenti alla ricerca di altre integrazioni temporali, altre irrevocabili ubiquità. Essere di un luogo e non esserlo, viverlo, per osservarlo in lontananza, evidenzia tensione, sofferenza, inquietudine, accostamento e disgregazione della forma. La primordiale geometria assoluta, volutamente si sfalda e fluisce quasi liquida sul substrato per poi ritornare, repentinamente concreta, nella comune volontà di ridefinire una base integrata e congruente. Divergenze e contrasti interiori dell’artista lo vedono repentinamente abbandonarle per un’effimera dissidenza compositiva, riscoprendo un elegiaco e rigenerativo ritorno all’ordine. Suggestioni e intrecci, frammenti di realistiche figurazioni si sovrappongono a lamine astratte, disvelatrici d’inedite sperimentazioni che veleggiano nello spazio libere da logiche naturalistiche. La sua visione plastica suffragata da reciproci incontri di linee verticali e orizzontali pone in evidenza il drammatico confronto tra individuo e spazio, sperimentazione e sintesi, spiritualità e destino. L’assoluta essenzialità, sfiora le intenzionalità concettuali di messaggi codificati trasfigurandoli in frame velocissimi e immediati. Una lirica contemplazione dell’universo è sapientemente evidenziata dalle straordinarie trame cromatiche che aleggiano nello spazio come angeliche presenze esperite tra stati emozionali e dilatazioni di luce. Variabili astrali appaiono come cristalline scansioni luminose, ali percettive di iperbolici voli trasfigurati da una successione dinamica di meditate modulazioni. Iridescenti superfici determinano continue vibrazioni cinetiche provocate da un ipotetico sisma primordiale della materia cromatica, delimitata da una dogmatica linea di contorno, incline a trasmigrare, al di fuori di un collaudato perimetro. Nella pura estasi contemplativa Antonio Izzo inserisce nei dipinti forme semplici, cromaticamente omogenee, provenienti da una personale gamma di tonalità, straripante espressione di un io profondo e occulto. Colore e Luce vibrano sensibilissimi sul substrato generando una costante e continua meditazione sullo spazio, le forme primordiali, le corrette proporzioni. Silenti corpi geometrici interagiscono tra loro creando un armonico e affascinante equilibrio, quieto limite di arcane aspirazioni sensoriali. Delicatissime sovrapposizioni tonali assumono l’identità di accumuli di memoria, eclatanti rimandi di sottili essenze floreali, organicamente disposte per scansioni, assonanze, razionali emotività.
La vitalità sensibile si dilata nello spazio percettivo divenendo terapia poetica parallelamente strutturata ad una corroborante ricerca sperimentativa. Mutevoli condizioni sensitive generano nuovi flussi temporali, inediti concetti geometrici, innovative idealità progettuali. Un rigore metodologico di grande intensità ideativa, genera un sottile lirismo poetico modulato tramite delineate scansioni compositive. La forza dei segni si amalgama idealmente alla magia suadente dei colori in una dimensione eterea e silente dove le geometrie trovano il loro manifestarsi nel cielo,nel moto degli astri, nel ritmo segreto dei tempi. Forme sintetiche trovano il loro spazio sotteso da rigorosi e costanti equilibri congiunti da linee accidentali e perpendicolari in simbiosi con la luce. La sua autonomia pittorica lo vede librarsi oltre i confini del visibile e ascendere in una dimensione atemporale dove le velocità dinamiche si acquietano proiettando la luce in un contesto astratto. La rigorosa corrispondenza tra forma e colore esalta il sogno aereo delle suggestioni tonali dove il frammento è piegato da un volere astrale, curvato nella dimensione spazio temporale, strutturato con le medesime assonanze del primigenio elaborato. Le profondità più nascoste dell’animo virano verso impercettibili vibrazioni divenendo unici testimoni di brevi istanti dell’esistenza. Contorsioni strutturali partecipano a una nuova visione dello spazio ricreato da cosmiche deflagrazioni mediatrici di un ritrovato equilibrio. Iperboli sensitive defluiscono in liquide memorie, essenze rivelatrici di suadenti emanazioni dell’anima tese a una assoluta trascendenza. Fluide cromie, di incomparabile finezza, plasmano il silenzio, disegnano nel vuoto un leggero movimento, diffondendo nell’aere uno stato di ebbrezza, un anelito di libertà che diviene incantata melodia animata da una forza invisibile, da una ritmicità concitata, sconvolta da un vento fortissimo, che soffia senza tregua sui destini del creato. Nascoste simbologie di verità sottese si espandono sul substrato intime dissolvenze, presagi compositivi, dissoluzioni percettive che impongono, con il loro divenire, un senso di sconcertante irrevocabilità. Tracce connotative di un distacco sensoriale diventano incontrastate icone di germinali visioni simultanee, flash di intrecci multimediali, sensitivi messaggi subliminali. Vertigini dirompenti trovano la loro forza espressiva nell’energia del gesto, ricostruendo un paradisiaco universo estetico tra interrelazioni di forma e onirici paradigmi tonali. Gesto e poesia si fanno forma vibratile e ricercata figurazione che si diramano attraverso ideali stratificazioni dell’interiorità, carichi di accese tonalità dalle raffinate tridimensionalità tattili. Lontani orizzonti dell’anima, sentieri della memoria, vie inesplorate ai confini di un universo indefinito, aleggiano sopra ipotetici, assolati deserti inseguendo il silenzio, appena velato da una tenue e opaca luce. Forme irregolari ricostruiscono lontani accadimenti, fili imperscrutabili di lontane esistenze, ponti virtuali tra memoria e realtà sintetica sottese tra enigmatiche emozioni e indefinite atmosfere. Un’inquieta idealità s’insinua tra le effimere e mutevoli sovrapposizioni sequenziali evocando arcane metamorfosi oltre un onirico limite, dove folgoranti e intense cromie accendono trasognate trascendenze. Sospesi nel vuoto, ipotetici assemblaggi polimaterici si diramano nello spazio costellato da dinamiche silhouette danzanti che raccontano, con discreta e sapiente essenzialità, il dramma umano della solitudine e dell’incomunicabilità. Sensibilità materica, sublimazione emozionale, tensione plastica rappresentano gli aspetti più significativi del fare artistico di Antonio Izzo , da sempre impegnato nella istintiva e sapiente ricerca di una trasfigurata rappresentazione percettiva. Alternanze cosmiche ed emblematici rimandi incontrano sinuose estroflessioni ideative, simili a onde infinite, scrigno segreto di astri e stelle,luogo incantato dove svelare la bellezza irripetibile dell’universo. Le opere di Antonio Izzo suscitano numerosi interrogativi sulle pulsioni che la materia dona alla forma. Richiamandosi a un gioco di riflessi, ai confini tra surrealtà e sogno, vivono nell’apeiron ideativo dell’anima generato, oltre il frammento di un attimo, da realtà evocate e tangibili memorie. Spazialità lineari, forme ellittiche e ovoidali sublimano a tenui ricordi, sonorità soffuse, dilatate campiture che appaiono come “impronte remote” dinnanzi alle “eterne porte dell’infinito”. La luce di un tempo irreale, fluttua in una dimensione parallela, vaga come un viandante verso le origini del cosmo, divenendo icona rivelatrice di un cammino ormai tracciato. Le composizioni veleggiano tra un idealizzato confine terreno e un evocato orizzonte celeste, sotteso tra indefinite voci e irraggiungibili echi. Un’impalpabile gravità sensoriale accende le gradazioni tonali risaltando l’effetto luce di attraenti vibrazioni, sublimate in un seducente fluido multicolore. Come luoghi trasfigurati dall’immaginazione, oltre una realtà oggettiva, specialmente in questa opera di Antonio Izzo che ci invita ad una silente contemplazione che sono lontano dagli accadimenti della quotidianità, lo spazio diviene armonia e struttura sensibile. L’elegante sequenza tonale appare come un affascinante viaggio nei simboli arcaici testimoni di astratte meditazioni sulla materia e sulla forma dalle quali si eleva una indefinita atmosfera dalle futuribili, affascinanti valenze espressive. La raffinata intimità tonale diviene sensibile sollecitazione di idealità, fugace e fuggevole presenza, immediatamente dissolta da turbinii incontrollati oltre la sfera dell’immaterialità. La sintetica ricerca di assoluto, unita a un’inedita e personale sensibilità, grafico-compositiva, delinea impercettibili tracce che sublimano a un’aurorale, sincretica nuova vita. Frammenti disegnati interrogano passato e presente tramite meditate scomposizioni e cangianti ricomposizioni tonali. Un fluido, pulsante e impetuoso, scorre sotterraneo nei meandri percettivi dell’artista alimentando un luogo incantato, evocato come fenomeno di luce e colore, verità e vita oltre la vita. L’invisibile sentire di una realtà, al di là dalla mimesi, diviene esercizio spirituale, aspetto emozionale della pittura destinato ad esplorare il mondo, alla ricerca del progetto ideale. Declinazioni dell’immaginario animano la profonda sensibilità dell’artista nell’intento di conservare e proteggere dall’oblio, oggetti lontani, essenze del vissuto, lievissime sensazioni. Equilibrate trasparenze cromatiche si aggregano in liquide e sensuali modulazioni segniche, si espandono nello spazio attuando una sintetica rigenerazione tonale. Inedite incandescenze cromatiche accentuano la convulsa aggregazione delle tonalità dando origine ad una magmatica cascata di energia dalle sublimi valenze espressive. Intuizioni premonitrici mutano le forme occupando spazi paralleli non più definiti da una realtà precostituita ma luoghi senza memoria, dove la materia trova la sua nuova vocazione. Imperscrutabili equivalenze appaiono come estroflessioni parallele di un logos universale, sintesi tra emozione e materia, anima e spazio. Una fine spiritualità veleggia sul substrato, divenendo entità rivelatrici d’inesplorati rimandi, irrefrenabili tensioni verso l’assoluto, vibrazioni cosmiche tra terra e cielo, tracce indissolubili ma tra espressione ed evento, tra destino e avventura, tra poesia interiore e silenzio.
Biografia di Antonio Izzo
Antonio Izzo è nato a Torre del Greco (NA) dove vive e lavora. È stato docente di Disegno professionale e di Progettazione presso l’Istituto statale d’Arte di Torre del Greco. Espone dal 1970 a oggi, in mostre personali e collettive. Nei primi anni ’70, con E. Ferrigno, N. Cuciniello, A. Gallinaro, L. Fogliamanzillo, formò il gruppo “Arti visive” esponendo in mostre dove, attraverso le loro opere, trattavano temi sociali. È presente nell’Enciclopedia dell’Arte italiana del ’900, in “Generazione anni ’40” di G. Di Genova e in numerose riviste e libri d’arte. Alcune opere in terracotta sono collocate sulla parete esterna del palazzo comunale della città di Diamante in Calabria e sulle pareti del salone del ristorante storico “Casa rossa” di Torre del Greco. Si sono interessati al suo lavoro: A. Calabrese, E. Battarra, S. Di Bartolomeo, E. Crispolti, U. Piscopo, G. Di Genova, M. Vitiello, T. Cossignani, M. Venturoli, V. Corbi, L.P. Finizio, M. Bignardi, A. Gasbarrini, G. Romano, A. Pepe, L. Rea, A. Nigro.
Casina dei Mosaici Villa Favorita Ercolano – Napoli
Antonio Izzo Astratto
dal 7 Settembre al 18 Settembre 2024
Dal Lunedì alla Domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.30
1) A passeggio con la nonna
2024
132×88 cm
Tecnica mista
4) Africa
2022
75×59 cm
Tecnica mista
2) Carro che trasporta colori nella costellazione di Venere
1990
200×180 cm
Tecnica mista
3) Presenza nella stanza del pittore
2017
100×82 cm
Tecnica mista
5) Ritratto di un bagnino al tramonto a Rimini
2023
150×100 cm
Tecnica mista