Mosca ha dichiarato «persone ricercate» l’inviata della Rai Stefania Battistini e l’operatore Simone Traini: sono accusati di essere entrati in Russia, il mese scorso, in modo illegale: erano andati per documentare l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, iniziata dieci giorni prima. La contestazione sarebbe quella di avere «attraversato illegalmente il confine di Stato della Federazione Russa e avere filmato un video nel territorio del villaggio di Sudzha, nella regione di Kursk». Un’accusa che si legherebbe all’articolo 322 del Codice penale della Federazione Russa sull’attraversamento illegale del confine dello Stato. Nella lista dei ricercati figurano altri inviati stranieri, tra cui Nick Walsh della Cnn, Simon Connolly di Deutsche Welle e le giornaliste ucraine Natalia Nagornaya, Diana Butsko e Olesya Borovik.
Alla luce della notizia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato di aver convocato alla Farnesina l’ambasciatore russo in Italia: l’incontro con Alexey Paramonov si terrà domani pomeriggio. «Ho fatto convocare alla Farnesina l’ambasciatore della Federazione russa in Italia per manifestare la nostra sorpresa a causa della singolare decisione di Mosca di inserire la giornalista Battistini nella lista dei ricercati diramata dal ministero dell’Interno russo», ha scritto Tajani su X.
«Il mandato di cattura diramato dal ministero dell’interno russo nei confronti di Stefania Battistini e Simone Traini è un atto inammissibile e un precedente pericoloso. Il giornalismo non è un reato e raccontare una guerra è anzi uno dei doveri fondamentali per ogni cronista specialmente del servizio pubblico. I due giornalisti, accusati di aver violato i confini russi, hanno semplicemente svolto il loro lavoro che è protetto dal diritto internazionale umanitario. L’Usigrai chiede al Governo italiano di proteggere al massimo livello Battistini, Traini e tutti i colleghi impegnati nella sede Rai di Mosca da qualunque tentativo di limitazione della libertà personale e professionale da parte di un governo antidemocratico come quello russo che reprime la stampa libera e utilizza il carcere per spegnere le voci critiche». Così l’Usigrai in una nota.