Sono anni che si discute con le istituzioni del recupero della chiesa Di Santa Candida ma come al solito le parole volano e la struttura continua la sua corsa verso un declino di cui non resterà più nulla da restaurare. La struttura è sotto la custodia dell’ArcheoClub Italo Rizzi di Bari, promotore del un progetto di salvaguardia di Santa Candida, il tempio che sorge sul fianco est di Lama Picone. Stiamo parlando di un sito di notevole importanza storica-artistica, di 120 metri quadri di ampiezza risulta essere la più grande basilica rupestre non solo del barese ma di tutta la Puglia. Fu edificato come luogo di culto tra il IX e l’XI secolo d.C. ad opera di comunità religiose bizantine stanziatesi a Bari, anche se si pensa che possa risalire addirittura al periodo paleocristiano altomedievale.
Il sito è una vera chiesa quindi, inserita in uno dei tanti ipogei presenti a Bari: ambienti sotterranei scavati dall’uomo, la maggior parte dei quali situati all’interno delle nove lame cittadine. Nonostante tutto Santa Candida continua a giacere nel degrado più selvaggio : non vi è un sentiero adeguato per arrivare al sito e la zona antistante l’ingresso è utilizzata come discarica selvaggia a cielo aperto a cielo aperto. Inoltre, nonostante protetta da una grata che impedisce l’accesso agli estranei, la chiesa nel tempo ha subito diversi atti vandalici e graduali cedimenti strutturali che ne stanno minando l’integrità’ della struttura.