L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, dopo una lunga maratona cominciata nella giornata ieri e proseguita per tutta la notte, ha approvato questa mattina poco dopo le 9 la proposta per l’indizione di referendum abrogativo contro l’autonomia. È passato il testo a prima firma di Marcella Zappaterra (Pd), sottoscritto da Federico Alessandro Amico (Coraggiosa), Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini), Silvia Piccinini (M5s), Giulia Pigoni (Iv) e Silvia Zamboni (Europa Verde). Stefano Caliandro (Pd) è stata eletto delegato per le pratiche relative ai quesiti referendari, mentre Piccinini sarà la delegata supplente. Nel corso del dibattito, in gran parte con voto elettronico su ordini del giorno e emendamenti (1.307 quelli presentati da Lega, Rete Civica, gruppo Misto e gruppo Indipendente) centrosinistra e M5s hanno difeso l’importanza del referendum «contro una riforma di cui hanno sottolineato gli aspetti profondamente negativi per la tenuta della coesione sociale e il conseguente rischio di aumento delle differenze fra le aree più ricche e quelle più fragili del Paese», come si legge in una nota dell’Assemblea. Per il centrodestra, invece il centrosinistra pecca di incoerenza: prima voleva l’autonomia ora vuole abolirla. «Questa è una bufala, la proposta dell’Emilia-Romagna era diversa e mirava a migliorare la qualità della vita dei cittadini», è stata la replica del Pd. «Con una maratona di 24 ore d’aula per superare l’ostruzionismo della destra– sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, dopo quella della Campania di lunedì, ha appena votato due quesiti referendari per cancellare la proposta sbagliata e divisiva del governo e, in subordine, per stabilire che prima di devolvere qualsiasi funzione, il Parlamento e il governo debbano definire e finanziare i Livelli essenziali delle prestazioni per tutto il Paese». E si rimarca l’iniziativa «congiunta» di Pd, Verdi, Coraggiosa, Iv, M5s e lista Bonaccini. Insomma, un campo già abbastanza largo. «L’Emilia-Romagna ha sempre sostenuto ogni processo di decentramento che avvicinasse le decisioni ai cittadini e ai territori- prosegue Bonaccini- ma dentro un quadro chiaro di unità dell’Italia e in una logica di solidarietà e uguaglianza dei diritti. La legge Calderoli, che non mette un euro sui Lep e prevede invece che in molte materie si possa procedere all’autonomia senza alcuna garanzia di equità territoriale, rischia di spaccare ulteriormente il Paese su pilastri essenziali quali la sanità e l’istruzione. Per questo va cancellata». Dopo Emilia-Romagna e Campania, ora si attende l’analoga decisione di Toscana, Puglia e Sardegna. «Col voto di cinque Consigli regionali- chiude Bonaccini- sarà dunque possibile chiedere l’indizione del referendum, in analogia a quanto ha già fatto il Comitato promotore nazionale la scorsa settimana a Roma».
Mattia Caiulo