Ma che bello, finalmente una netta e riconoscibile contrapposizione politica. Partiti che si menano in Parlamento, che si combattono nelle piazze a male parole, alla faccia di quelli che dicevano che tutto era ormai morto e sepolto. La destra e la sinistra che spuntano fuori belle arzille come non mai rispetto ai tanti galletti del centro moderato che, a parte qualcuno che al momento si è salvato con l’aiuto dell’aldilà, hanno perso penne, futuro politico e presto finiranno in padella, un po’ a destra e un po’ a sinistra. La benzina che ha riattizzato gli animi è la riforma del Premierato, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio che vuole la premier Giorgia Meloni, e dell’Autonomia differenziata cara alla Lega di Salvini. La Destra che tira dritto e promette di rivoltare l’Italia sotto e sopra; le opposizioni che gridano al complotto e promettono una raffica di referendum per far saltare la manovra dei ‘golpisti’. Poi ti metti un pochino a ragionare e scopri che se non siamo su scherzi a parte poco ci manca. Infatti, di che stiamo parlando? Del forse che potrebbe essere mai? Basterebbe soltanto considerare un attimo lo straordinario potere del tempo e della burocrazia amministrativa ormai piena di ‘dna romano’ per capire che l’attuale lotta serve soltanto ai contendenti per lanciare un qualche osso ai rispettivi elettorati. Con la speranza che ci caschino. Partiamo dal Premierato, appena approvato dal Senato e sul quale dovranno esserci altri tre voti in Parlamento. E se alla fine della fiera non ci dovesse essere la maggioranza qualificata dei due terzi poi si dovrà passare per forza dal referendum confermativo. E già ci vuole qualche anno. Altro problemino, il Premierato per essere messo in pratica ha bisogno di una nuova legge elettorale. Proporzionale, maggioritario, ad un turno o col ballottaggio? E con quale percentuale si porta a casa una sicura maggioranza in Parlamento? Altro tempo, e belle battaglie per gli opposti schieramenti. Col centrodestra che dirà al centrosinistra: ‘Il Premierato lo volevate fare pure voi a suo tempo e non ce l’avete fatta, e ora vi rode perché lo facciamo noi’; e gli altri che urleranno: ‘Ma i buoni siamo noi e la nostra riforma era comunque migliore’. Se poi ci spostiamo sull’Autonomia differenziata qui non solo casca l’asino ma pure chi ci sta sopra. Le materie che le Regioni possono reclamare sono 23 (quasi tutto il cucuzzaro, lo Stato alla fine si girerà i pollici), di queste ben 14 materie prima di passare alle Regioni bisognerà definire i famigerati Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. A partire dalla regina della spesa: la Sanità. La legge approvata prevede ben due anni per la loro quantificazione, alla fine si aprirà la trattativa Regioni-Stato per poi arrivare alla firma dell’accordo, se ci sarà. Voi capite che senza prima fissare i Lep, e quindi a quante risorse ci saranno da spartire, stiamo parlando di niente. Se poi ci fermiamo a ragionare sulle stime fornite dai vari istituti di ricerca queste variano da 50 a 100 miliardi, pari a 4 o 5 manovre di bilancio. Anche qui un sobbalzo: ma scusate, non è stato comunicato che l’Europa ha messo l’Italia in procedura per deficit eccessivo, e che questo comporterà un piano di rientro da qui a sette anni che lascerà in cassa pochi spiccioli per tutto il resto? A meno che, e qui bisognerà fare attenzione a quelli che dietro alle chiacchiere di rito di oggi non pensino davvero a spaccare il Paese, i soldi che non ci saranno si trasformino in alibi per dire che visto che non si possono finanziare i Lep bisognerà rifarsi alla spesa storica. Che tradotto, di fatto significherebbe che la gran parte della grana se la prenderà il Nord e le briciole il Sud. Un rischio già evidenziato al momento della definizione del Pnrr, con l’introduzione della clausola: almeno il 40% degli investimenti devono essere rivolti al Mezzogiorno. Questa la dura realtà, forse è per questo che i partiti oggi e domani giocheranno a dirsene quattro e a scontrarsi nelle piazze: fai la tua figura e non costa, dimostri che qualcosa stai facendo e alla fine, per qualsiasi cosa non dovesse andare in porto, potrai sempre accusare l’avversario di boicottaggio. Colpa dell’altro, sport nazionale.
Nico Perrone