«Abbiamo intenzione di sviluppare ulteriormente la triade nucleare (ovvero in terra-mare-cielo) come una garanzia di deterrenza strategica e per preservare l’equilibrio di potere nel mondo». Con queste parole, pronunciate ieri sera 21 giugno in una cerimonia al Cremlino con gli studenti delle università militari, il presidente russo Vladimir Putin è tornato è tornato ad alzare il tiro sulle armi nucleari. Nella stessa cornice Putin ha affermato che la Russia è pronta al dialogo su questioni vitali sia con i suoi partner del gruppo Brics sia con gli Stati europei e la Nato. Ma a livello diplomatico non si allenta la tensione. La Corea del Sud ha convocato l’ambasciatore russo per protestare per l’accordo stipulato con Pyongyang nei giorni scorsi durante la visita di Putin in oriente. Il presidente russo ha risposto avvertendo che Mosca «prenderà decisioni che difficilmente saranno gradite all’attuale leadership della Corea del Sud» se Seoul deciderà di fornire armi a Kyiv. Il leader del Cremlino ha poi ammonito tutti «coloro che forniscono queste armi» credendo di non essere in guerra con la Russia. Intanto sul terreno si registra una pioggia di missili lanciata da ambo le parti convolte nel conflitto. Stanotte la Russia ha colpito numerose infrastrutture energetiche nell’ovest e nel sud dell’Ucraina; ieri invece le forze di Kyiv hanno sferrato un massiccio attacco con droni oltreconfine che ha colpito raffinerie, un aeroporto e strutture radar russe. Infine prosegue il percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea; ieri il consiglio Ue, nel formato Ecofin, ha adottato i cosiddetti quadri negoziali per l’adesione con l’Ucraina e la Moldova. Ciò apre la strada all’avvio delle prime conferenze intergovernative che si svolgeranno martedì 25 giugno a Lussemburgo.
Marco Guerra