Se non si riuscirà a controllarlo, il riscaldamento climatico favorirebbe entro la fine del secolo la tropicalizzazione e l’invasione del Mar Mediterraneo da parte di specie tropicali provenienti dall’Oceano Atlantico. Quasi la metà delle specie che abitano il Mar Mediterraneo non si trova in nessun altro luogo del mondo, ma il bacino si sta riscaldando rapidamente, mettendo a rischio questa biodiversità unica. Per comprendere come l’ecosistema del Mediterraneo potrebbe reagire al previsto riscaldamento globale e quale sarà l’impatto sul nostro mare, un gruppo di ricercatori ha fatto un tuffo nel passato. I risultati dello studio «The dawn of the tropical Atlantic invasion into the Mediterranean Sea» sono stati pubblicati dalla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States PNAS. L’indagine è stata condotta da Paolo G. Albano e Lotta Schultz della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Silvia Danise dell’Università di Firenze, Marco Taviani del CNR e Stefan Dullinger e Johannes Wessely dell’Università di Vienna. I ricercatori hanno esaminato i fossili marini per capire come il bacino è cambiato durante l’evoluzione climatica del Pleistocene, l’epoca immediatamente precedente a quella in cui viviamo. Gli autori si sono concentrati su un periodo compreso tra 135.000 e 116.000 anni fa, e cioè il periodo caldo immediatamente precedente l’ultima glaciazione e che corrisponde a uno scenario di riscaldamento globale appena modesto rispetto ai possibili scenari per il prossimo futuro. Hanno, quindi, creato un modello di distribuzione di molluschi tropicali atlantici che vivevano nel bacino durante quel periodo caldo. Queste specie tropicali atlantiche – definite «ospiti caldi» perché appunto presenti in Mediterraneo solo nei periodi più caldi del recente passato geologico – sono rimaste nel nostro bacino finché l’ultima glaciazione le ha obbligate a ritirarsi a latitudini tropicali. A differenza dell’ultima fase interglaciale, il Mar Mediterraneo sta però già subendo un’invasione di specie tropicali che provengono dal Mar Rosso e dall’Oceano Indiano tramite il Canale di Suez. Gli autori dello studio pubblicato su PNAS prevedono che queste due invasioni biologiche trasformeranno in maniera irreversibile la biodiversità del Mediterraneo. «Il cambiamento a cui andiamo incontro è drammatico e irreversibile e porterà la biodiversità del Mar Mediterraneo a uno stato che l’umanità non ha mai visto» spiega il ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Paolo G. Albano. «L’orizzonte temporale è piuttosto ravvicinato: potrebbe avvenire nel 2100, se non già nel 2050, quando condizioni climatiche e salinità dell’acqua renderanno il Mediterraneo compatibile, come avvenuto 120 mila anni fa. In uno scenario estremo, potremmo assistere a una completa tropicalizzazione» conclude Silvia Danise, docente di Paleontologia e paleoecologia del Dipartimento di Scienze della Terra.
Michele Casali