Le porte dell’inferno si apriranno se gli ostaggi non torneranno fino all’ultimo di loro. Il premier israeliano evoca uno scenario apocalittico e lo fa in una dichiarazione congiunta con il segretario di Stato americano Marco Rubio, oggi a Gerusalemme accanto a Benjamin Netanyahu, a testimoniare che «a differenza di alcuni report», come spiega l’israeliano, con il presidente Usa Trump ci sono «piena collaborazione e coordinamento», nonché «una strategia comune» che non sempre «è possibile condividere con il pubblico», facendo implicito riferimento, probabilmente, alla proposta di Trump di trasferire la popolazione palestinese dalla Striscia di Gaza riqualificandola poi sotto la proprietà degli Stati Uniti. Tocca a Rubio poi ritornare sul futuro ruolo di Hamas a Gaza, che dovrà essere «sradicato» dalla Striscia, dove il movimento islamista non potrò «continuare a essere la forza dominante», così come espresso più volte «chiaramente» da Trump il quale, indica l’israeliano, «è il più grande amico che Israele abbia mai avuto». Quello di Rubio è il primo tour in Medio Oriente. In Israele, durante i suoi incontri, discuterà quindi del «proseguimento dell’accordo sugli ostaggi, di un piano per incoraggiare l’emigrazione volontaria dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, del cessate il fuoco in Libano» e di quella che viene definita la minaccia dell’Iran, Paese definito principale «fonte di instabilità» nella regione, al quale Stati Uniti e Israele intendono proibire in qualunque modo di avere armi nucleari. Netanyahu e Rubio si sono quindi espressi anche sul nuovo corso in Siria, spiegando che Israele «agirà per impedire che emerga qualsiasi minaccia nella Siria sudoccidentale». E nel frattempo, con l’arrivo di Rubio, la notte scorsa in Israele è anche giunto un carico di bombe. L’esercito israeliano ha intanto dichiarato di aver effettuato un raid aereo nelle prime ore di domenica contro persone avvicinatesi alle sue forze nel sud di Gaza. Nell’attacco, secondo Hamas, sarebbero rimasti uccisi tre poliziotti palestinesi che stavano assicurando l’ingresso di camion di aiuti vicino a Rafah, al confine con l’Egitto.
Francesca Sabatinelli