«PAT25, hai un CRJ in vista? PAT25, passa dietro il CRJ». Il controllore del traffico aereo parla alle 20:47, un attimo primo dello scontro fatale tra l’aereo American Airlines con 64 persone a bordo e l’elicottero militare. Dall’elicottero non rispondono. Pochi secondi dopo, un altro aereo chiama il controllo: «Torre, hai visto?». La palla di fuoco, e poi il gelo del fiume. E’ già tutto finito. Non ci saranno sopravvissuti: 67 vittime. Le autorità americane hanno recuperato le scatole nere dall’aereo dell’American Airlines precipitato nel fiume Potomac. Il National Transportation Safety Board sta studiando il registratore vocale della cabina di pilotaggio e il registratore dei dati di volo del CRJ700 e dovrebbe fornire un rapporto preliminare entro 30 giorni. Secondo quanto riportato dal New York Times l’elicottero dell’esercito potrebbe aver deviato dalla rotta di volo approvata, poco prima della collisione. I dettagli sulla posizione finale del UH-60 Black Hawk indicano che non si trovava sulla rotta approvata dalla torre e che stava volando più in alto del dovuto mentre attraversava il trafficatissimo spazio aereo sui cieli di Washington. Per Trump la colpa è… della diversità. Non è stato ancora fornito un elenco ufficiale delle vittime, ma familiari e amici li hanno ormai identificati. I piloti del volo commerciale erano Sam Lilley e Jonathan Campos. Il capitano era il trentaquattrenne Campos, Lilley il primo ufficiale. Il padre di Lilley, Timothy, è un ex pilota molto esperto e ha prestato servizio come pilota di elicotteri dell’esercito americano per 20 anni. Dice di aver volato su rotte simili a quella del disastro per tutta la vita. «Ero così orgoglioso quando Sam è diventato un pilota», ha scritto su Facebook. «Ora fa così male che non riesco nemmeno a piangere fino ad addormentarmi».
Mario Piccirillo