di Generoso D’Agnese
Miranda Servi, trenta anni, e sua madre Pia Ajò (nata a Siena nel 1886) in quel settembre del 1943 vivevano al centro di Firenze. L’armistizio dell’ 8 settembre aveva portato una ventata di illusione che era durata solo lo spazio di qualche settimana. Fino al 1938 Miranda Servi aveva insegnato materie letterarie all’Istituto Magistrale Pascoli ma le leggi razziali le valsero l’espulsione e la conseguente ricollocazione in una scuola media ebraica. In quel settembre del 1943 Miranda sperò nella fine dell’incubo, senza immaginare di essere invece alle porte dell’inferno. L’insegnante sopravvisse al primo bombardamento di Firenze dopo il primo bombardamento di Firenze, avvenuto il 25 settembre del 1943, e dopo aver dato credito alle continue voci di liste ebraiche in mano ai tedeschi, insieme alla madre e si trasferirono a San Piero a Sieve, alla periferia del capoluogo toscano. Una scelta fortunata che evitò loro la cattura e la deportazione da parte delle autorità. Il fratello di Miranda, scampato alla cattura, riuscì a raggiungere Roma ma per le due donne iniziò un periodo di grandissime sofferenze. Le due donne infatti capirono che l’unica possibilità di salvezza era dettata dalla fuga e si rivolsero al Monsignor Sommazzi che riuscì a farle accogliere alla Protezione della giovane, presso le Suore della Sacra Famiglia. Fu qui che conobbero Suor Benedetta Pompiglioni, che del convento situato in via dei Serragli era la Superiora. Il 16 novembre Suor Benedetta accolse le due donne ma dopo alcuni giorni dovette aiutarle nuovamente a fuggire, avendo saputo delle perquisizioni nel vicino convento del Carmine. Dopo alcuni mesi trascorsi nascosti nella casa dell’amica professoressa Nella Bianchi, le due donne rientrarono nel convento della Sacra Famiglia dal17 marzo del 1944 per restarvi fino al 30 luglio dello stesso anno, protette dall’amore delle suore fino all’evacuazione generale decisa dal Comando tedesco. La storia delle due donne è rimasta sepolta per decenni ed è tornata alla luce grazie alla storica Marta Baiardi che nell’archivio della Comunità ebraica di Firenze, ha ritrovato la testimonianza firmata da Miranda Servi.
Per l’opera svolta durante i terribili anni della persecuzione nazifascista, Suor Benedetta Pompignoli, il 1° luglio 2018, è stata insignita del titolo di “Giusta tra le nazioni” dallo Yad Vashem di Gerusalemme.
Nata a Modigliana (Forlì) l’8 giugno del 1876 con il nome di Lucrezia e figlia di Battista, suor Benedetta il 3 aprile del 1895 entrò nel convento delle Suore della Sacra Famiglia presente nel piccolo comune che allora faceva parte della provincia di Firenze, e il 5 novembre del 1896 prese l’abito scegliendo il nome di Suor Maria Benedetta. Il 26 maggio del 1913emise la professione perpetua entrando definitivamente nell’ordine per poi trasferirsi nel convento di Firenze, di cui sarebbe diventata la Superiora fino al 5 settembre del 1962, data in cui venne deposta dall’incarico per l’anziana età. Il primo dicembre di quello stesso anno lasciò la sua amata Firenze per trasferirsi a Brisighella, in provincia di Ravenna, luogo in cui, a quasi 92, il 19 febbraio 1968 lasciò la vita terrena senza raccontare mai a nessuno quello che era successo durante la guerra
Il suo paese di nascita, Modigliana ha intitolato a suo nome il giardino di fianco al Duomo, con il monumento che ne ricorda l’operato e per il quale è stata riconosciuta dallo Stato di Israele come «Giusta fra le nazioni»