L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, il cui insediamento ufficiale è previsto per il prossimo 20 gennaio, avrà inevitabilmente conseguenze globali. L’Italia, uno dei principali partner commerciali degli Usa, non sarà esente dagli effetti di questa svolta politica. Nel 2023, il nostro Paese ha esportato beni per circa 72,7 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con una crescita media dell’export verso il mercato americano del 22% tra il 2017 e il 2022, secondo i dati delle Nazioni Unite.
Trump, che ama definirsi tariff man, ha una visione economica marcatamente protezionista e orientata a ridurre la dipendenza economica americana da altri Paesi, in particolare dalla Cina. Tra le misure più aggressive prospettate ci sono tariffe doganali che potrebbero arrivare al 60% per i prodotti cinesi e dal 10 al 20% per quelli europei, con l’obiettivo dichiarato di proteggere l’industria interna e ridurre il deficit commerciale statunitense. Questo approccio, tuttavia, rischia di impattare gravemente i partner commerciali degli Stati Uniti, inclusa l’Italia, specialmente nei settori del lusso, dell’automotive — già in crisi — e dell’agroalimentare, che sono i più vulnerabili a misure protezionistiche. Alcuni osservatori suggeriscono che questa situazione potrebbe spingere il nostro Paese a cercare mercati alternativi, anche se trovare sbocchi capaci di sostituire quello americano sarà una sfida complessa, considerando le attuali tensioni economiche e politiche globali.
La reazione dei mercati all’elezione di Trump ha mostrato un aumento di Wall Street e del dollaro, mentre le Borse europee e i titoli del Tesoro statunitensi sono scesi. Le aziende italiane più esposte all’export negli Stati Uniti potrebbero essere tra le più colpite, ma Trump ha promesso una serie di politiche espansive che potrebbero sostenere indirettamente i mercati, come una riduzione delle aliquote della tassazione sui profitti delle aziende dal 20% al 15%. In questo contesto di incertezza, per gli investitori italiani sarà fondamentale diversificare i portafogli.
Il governo guidato dalla premier Giorgia Meloni dovrà muoversi con cautela per bilanciare le pressioni di Trump, il cui approccio preferisce negoziazioni bilaterali che potrebbero indebolire l’Unione europea, tradizionalmente fondata su politiche economiche condivise. Per mantenere una posizione di forza nei confronti degli Stati Uniti, è cruciale che l’Europa si presenti unita: un’Ue frammentata favorirebbe infatti la strategia di Trump, che mira a ottenere vantaggi negoziali attraverso accordi individuali. La sfida, quindi, sarà quella di costruire una strategia comune che riesca a rispettare le esigenze economiche di ogni Paese, ma all’interno di una struttura europea forte e coesa. L’elezione di Trump pongono l’Italia e l’Europa davanti a nuove sfide. E la strada si prospetta complessa.
Marcella Piretti