In un mondo distratto dalle elezioni presidenziali americane e dalle guerre in Palestina e in Ucraina, prende oggi il via a Baku, in Azerbaijan, la 29esima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP29 (Baku, Azerbaijan, 11 – 22 novembre). Attualmente, ci sono 198 Parti (197 Paesi più l’Unione Europea) facenti parte della Convenzione. Il programma prevede varie sessioni, seminari e discorsi programmatici su temi quali l’azione per il clima, la sostenibilità e le partnership globali. Secondo l’UNFCCC (United Nations Climate Change Conference – Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), «La COP29 deve essere una COP che consenta di ottenere risultati concreti per tradurre gli impegni assunti nello storico consenso degli Emirati Arabi Uniti dello scorso anno in risultati reali e di economia reale». Il piano della Presidenza della COP 29 di Baku si basa su due pilastri paralleli che si rafforzano a vicenda: il primo, «migliorare l’ambizione», combina elementi chiave per garantire che tutte le Parti si impegnino verso piani nazionali ambiziosi e trasparenza; il secondo, «consentire l’azione», riflette il ruolo fondamentale della finanza, strumento chiave per trasformare l’ambizione in azione e ridurre le emissioni, adattarsi ai cambiamenti climatici e affrontare perdite e danni. La priorità è quella di ottenere riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni per mantenere le temperature sotto controllo e rimanere al di sotto della soglia di 1,5 °C.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica annuncia che «L’Italia partecipa alla COP29 e sta agendo, nel solco dell’accordo di Parigi, sostenendo soluzioni intersettoriali e costruendo partenariati resilienti, fornendo un contributo alla gestione dei rischi sempre maggiori connessi ai cambiamenti climatici». «A Baku sarà fondamentale arrivare a un accordo finanziario ambizioso per avviare una nuova era della finanza climatica che garantisca risorse finanziarie ai Paesi poveri. In questa partita l’Europa può e deve giocare un ruolo centrale attraverso una leadership forte e globale in grado di costruire un ponte tra Paesi industrializzati, emergenti ed in via di sviluppo cruciale per raggiungere un accordo ambizioso finanza climatica post-2025 che avrà un ruolo cruciale» dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
Il WWF Italia chiede «Una maggiore ambizione e una rapida attuazione dei piani nazionali per il clima (NDC) e per la biodiversità (NBSAP), essenziali per garantire un futuro più sicuro al nostro pianeta. Due nuovi rapporti sul clima nel giro di pochi giorni, dopo quello dell’UNEP della scorsa settimana, hanno lanciato un doppio, drammatico allarme al mondo. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto un nuovo record nel 2023. Allo stesso tempo, il rapporto NDC Synthesis delle Nazioni Unite mostra che gli attuali piani climatici nazionali farebbero registrare una riduzione delle emissioni di appena il 2,6% rispetto ai livelli del 2019 entro la fine del decennio, una percentuale che non è in grado di prevenire conseguenze ambientali ed economiche catastrofiche». Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, ha dichiarato: «Gli elevati livelli di gas serra sono purtroppo solo uno dei tanti record climatici battuti nel 2023. La scorsa settimana il programma ambientale delle Nazioni Unite aveva fornito altri dati sconfortanti sull’inadeguatezza dell’azione sul clima, con le politiche climatiche attuali saremmo destinati a un riscaldamento globale di 3,1 °C. Questo deve fungere da sirena d’allarme per i decisori politici che si riuniranno tra due settimane in Azerbaijan, è necessaria una rapida virata, siamo arrivati a questo punto a forza di rinvii».