Egregio Presidente della Repubblica, Prof. Sergio Mattarella

Incongruenze Presidenziali

Con tutto il rispetto che le è dovuto,

mi trovo costretto a esprimere qualche riflessione pungente sulle sue recenti esternazioni, che hanno sollevato più di un sopracciglio in questa nazione. Queste mie parole nascono non da una mente politicizzata, ma dal semplice senso critico di un cittadino italiano che osserva, riflette e infine parla.Per cominciare, mi riferisco alla sua posizione sugli studenti, recentemente al centro di scontri con le forze dell’ordine, da lei inaspettatamente criticate. Signor Presidente, permetta a un cittadino che ha vissuto gli ardori degli anni ’60 e ’70 di farle notare una dimenticanza, o forse una rimozione. In quei decenni, noi studenti eravamo bersaglio quotidiano dei manganelli, indipendentemente dalle nostre convinzioni o dai motivi delle proteste. Ma sa, a differenza di oggi, accettavamo le conseguenze delle nostre azioni con una certa stoica rassegnazione, forgiati da un’epoca che ci rendeva «uomini» già a sedici anni.

Non trovava eco nelle nostre case un lamento, perché sapevamo che, oltre alla giustizia per strada, ci attendeva anche quella domestica, spesso più severa. Contrariamente ai tempi attuali, dove i cosiddetti «bamboccioni» godono di una difesa incondizionata da parte dei genitori e, a quanto pare, persino del Capo dello Stato. Ah, come sono cambiati i tempi, signor Presidente!

Passando al caso di Ilaria Salis, preferisco sorvolare sui dettagli, già ampiamente analizzati da tutti i media. Tuttavia, non posso esimermi dal chiederle se è vero che ha contattato personalmente il padre della detenuta. Se la risposta è affermativa, mi permetto di ricordarle, egregio Presidente, che lei incarna la figura istituzionale che rappresenta l’intera nazione italiana, non il consolatore di famiglia di una carcerata.

Queste sue azioni, apparentemente mosse da un cuore compassionevole, rischiano di offuscare la netta linea che dovrebbe separare la personale empatia dalle responsabilità di un Presidente della Repubblica.

Lei è il simbolo di un’intera nazione, non lo zio accondiscendente di qualcuno.

In conclusione, queste mie parole non nascono da un animo critico ma da una profonda riflessione su come le azioni e le parole di chi è in carica possano influenzare la percezione della nostra società e delle sue istituzioni.

La coerenza, il rispetto delle regole e la chiara distinzione tra il personale e l’istituzionale sono fondamentali per mantenere la fiducia del popolo italiano.

Con profondo rispetto

GA