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Nuova era per la Polonia? La destra non ha i seggi sufficienti per governare

 Lo spoglio dei voti in Polonia delle elezioni generali di ieri è ancora parziale, tuttavia sta emergendo un quadro che sembra consegnare la vittoria a Coalizione Civica (Ko)la formazione all’opposizione filo-europea guidata dall’ex presidente del consiglio Ue, Donald Tusk. Con un’affluenza che sfiora i sette elettori su dieci – pari al 72,9% – il partito di governo uscente ‘Diritto e giustizia’ (Pis) ha ottenuto il maggior numero di voti (39,99%), mentre il Ko sarebbe fermo al 31%. Per governare però servono almeno 231 seggi sui 460 del Parlamento di Varsavia, e il Pis del premier Mateusz Morawiecki sarebbe fermo a 198. Tusk, suo principale avversario, può invece ambire alla maggioranza stringendo un’alleanza con la coalizione di Terza via (Td, 13,5%) e il Partito di Sinistra (Lewica, 8,6%), sommando i suoi 181 scranni ai 57 di Td e 30 di Lewica e raggiunere quota 268.

La decisione del Partito Popolare Europeo (Ppe), del Partito Popolare Polacco (Psl) e dei verdi di Polonia 2050 di unirsi per fondare Terza via secondo gli analisti ha dato quindi i suoi frutti. Il Pis ha già lanciato un messaggio ad alcuni membri del Psl e del Ppe di allearsi per provare a sfilare la maggioranza alle opposizioni, ma sembra più probabile che alla fine queste ultime sceglieranno Coalizione Civica.
La Commissione elettorale, come riportano le fonti di stampa locali, chiarisce intanto che si tratta di “risultati parziali” e che lo spoglio, giunto al 29%, “continua”, tuttavia lo zloti polacco ha già guadagnato punti sul mercato. I risultati definitivi dovrebbero arrivare entro domani a mezzogiorno.

Per la Polonia potrebbe dunque aprirsi una nuova eradopo otto anni di governo della destra conservatrice, che si è caratterizzato per i frequenti scontri con Bruxelles per varie riforme controverse, come quella della Corte Costituzionale, la stretta ai diritti Lgbt+ e al diritto di aborto, che sono costate a Varsavia procedure d’infrazione. Negli ultimi due anni si è poi aggiunta la gestione dell’afflusso di migranti extraeuropei dalla frontiera bielorussa, con denunce di “violenze e respingimenti” dei profughi e “criminalizzazione” dei volontari.

Il Pis, per ottenere un terzo mandato, ha puntato sulla costruzione del muro alla frontiera bielorussa e il dispiegamento di migliaia di soldati per dimostrare che, a differenza delle opposizioni, è in gardo di fermare quella che ha definito “una invasione di migranti”.
Jaroslaw Kaczynski, ex primo ministro del Pis e attuale vicepremier, alla luce degli exit poll ha dichiarato: “Non permetteremo che la Polonia perda ciò che ha di più prezioso: l’indipendenza“. Tuttavia, il referendum indetto ieri in concomitanza con le elezioni, con cui il Pis chiedeva ai cittadini di esprimersi sul nuovo Patto sulle migrazioni con l’Ue, è stato boicottato: solo circa il 40% degli elettori si è espresso, ma la legge fissa il quorum a oltre il 50%.

Mirella Casares

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