Ricorre il trentanovesimo anniversario dell’arrivo di Diego a Napoli. Uno stadio delirante e stracolmo lo accolse solo per vederlo palleggiare, per sentirgli dire pochissime parole nel suo italiano insicuro. Al rientro negli spogliatoi Diego si rivolse a Claudia è le disse: “Ma cos’è uno scherzo? Qui sono tutti matti!”.
Nasceva quella sera una delle storie d’Amore più belle di ogni tempo. Non lo ascrivete, vi prego, quale appartenente alla categoria dei calciatori, né tantomeno identificatelo quale uomo comune (proprio Lui infatti ebbe a definirsi l’opposto di ciò), non racchiudetelo, non sminuitelo in conciliaboli di parole, non ne pronunciate il nome, non parlatene come se una sera aveste cenato seduti al suo fianco e convinti di conoscere la sua vita e, per ciò, sicuri nel giudizio.
Non infangate la sua memoria, non maltrattatelo vi prego, non più. Non giudicate il nostro dolore, né il nostro Amore. Non fategli ciò che a voi non vorreste fosse fatto. Tollerate i limiti di una esistenza di gran lunga più complessa e delicata di buona parte delle vostre. Noi non troveremo alcuna giustificazione ai vostri occhi ma in fondo chi Ama non deve e non può spiegare, non ne è tenuto. Abbiate solo pietas e rispetto, per Lui e per noi. La nostra vita è valsa la pena d’esser vissuta perché Lui è passato di qui.
Ovunque tu sia Diego, e comunque vada la tua Vita, ti amerò per sempre.
Mario Artiaco
