19 marzo, 2024

Omicidio Regeni: la decisione sul processo passa alla Corte costituzionale

 “Sul processo per le torture e l’uccisione di Giulio Regeni ora la parola passa alla Corte costituzionale: un altro passo verso la verità”. Così scrive in un tweet Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), presente stamani al sit-in a piazzale Clodio con altre associazioni di attivisti, cittadini e i genitori del ricercatore friulano ucciso in Egitto nel febbraio del 2016. Accogliendo la richiesta della procura di Roma, il Giudice per le indagini preliminari ha deciso di inviare alla Consulta gli atti del procedimento: spetta ora alla Corte costituzionale stabilire se il processo per sequestro, torture e omicidio potrà andare avanti anche in assenza dei quattro agenti dell’intelligence egiziana.

“Arriviamo! Ci vediamo alle 10 per chiedere insieme verità per Giulio“. Così aveva scritto stamani sui propri canali social Alessandra Ballerini, l’avvocata che assiste la famiglia di Giulio Regeni, allegando la fotografia di tre braccia che si incrociano – quello dell’avvocata insieme ai genitori dello studioso, Paola Deffendi e Claudio Regeni – con al polso il braccialetto giallo con su scritto #veritàpergiulio. Ad attendere i tre a piazzale Clodio, a Roma, una piccola folla di attivisti, insieme ai rappresentanti della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), dell’Ordine nazionale dei giornalisti (Odg), di Articolo 21 e del collettivo Giulio Siamo Noi. “Tutta la gente che è qui oggi dimostra che questa non è una storia di famiglia ma qualcosa che riguarda la dignità del nostro Paese e la sicurezza di tutti i cittadini nel mondo” aveva detto Ballerini ai cronisti presenti per seguire il sit-in, in attesa del pronunciamento.

Il Gup oggi ha espresso un parere sulla possibilità di celebrare il processo anche in contumacia a carico dei quattro imputati individuati dall’inchiesta della Procura di Roma, vale a dire il generale Tariq Sabir e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abedal Sharif. Si tratta di agenti della National security agency – l’agenzia di intelligence egiziana – di cui le autorità del Cairo si sono rifiutate di fornire il domicilio, rendendo difficoltosa la notifica del rinvio a giudizio, e mettendo così in dubbio la possibilità di dare seguito al procedimento. Tutti e quattro sono imputati a vario titolo per sequestro di persona, violenze e omicidio. Come riferisce il ricercatore di Dignity Giorgio Caracciolo, “il Giudice dell’Udienza Preliminare ha dovuto decidere se accogliere la richiesta della Procura di Roma per un intervento della Consulta e trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale o decidere per il non luogo a procedere oppure mandare gli imputati a processo per il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni”.

Alessandra Fabbretti