19 marzo, 2024

L’ong: “Dalla magistratura egiziana l’ennesima prova di disprezzo per i diritti umani”

“Sessione dieci, non perdiamo la speranza”. Inizia così un post su Facebook di Patrick Zaki, il ricercatore egiziano dell’Alma mater studiorum di Bologna arrestato al Cairo nel febbraio del 2020 e attualmente sotto processo per diffusione di false notizie. Alla prima affermazione in italiano, Zaki in arabo aggiunge: “Oggi c’è una nuova sessione e quindi una nuova speranza affinché questa situazione di attesa si concluda”. Lo studente ricorda che “a metà luglio dovrei discutere la mia tesi di master all’Università di Bologna. Per ogni studente rappresenta il giorno più importante, ma per me in particolare quella discussione significa molto”. Il ricercatore attivista per i diritti umani fa un parallelo tra il percorso di dottorato in una città europea, che “generalmente dura due anni”, e i suoi “due anni trascorsi in cella”, arrestato “mentre tornavo a trovare la mia famiglia dopo il primo semestre”. Zaki è stato poi rilasciato a fine 2021 e da allora ha affrontato dieci udienze, tutte rinviate, senza la possibilità di arrivare a giudizio. Ma i mesi trascorsi in carcere sono un’esperienza che cerca ancora “di superare”. Una volta uscito, “mi sono ritrovato nella lista delle persone a cui viene imposto il divieto di viaggio” e questo ha reso “difficile completare gli studi. Ma con l’aiuto dell’università e dei professori, sono riuscito a finire gran parte degli esami e spero che a giugno sarò a Bologna tra i miei colleghi a festeggiare la conclusione della tesi come una persona normale, una volta conclusi i problemi giudiziari”. Nel suo post Zaki torna sui suoi obiettivi: “Sin da quando sono partito, tutti sanno che non ho mai voluto lasciare definitivamente l’Egitto o vivere in Europa”. Tuttavia nel febbraio 2020, dopo essere rientrato in Egitto per una vacanza di una settimana, “sono stato trattenuto” dalle autorità, e dopo più di tre anni “sono ancora in Egitto. Cercherò di andare avanti con la mia vita- assicura il ricercatore- realizzare i miei sogni: il master, poi un dottorato in Europa, e poter tornare in Egitto ogni volta che voglio e senza problemi, quando c’è vacanza o un’occasione per poter rientrare”. A poche ore dal post di Zaki, a raccontare com’è andata l’udienza è stata Amnesty International attraverso un tweet: “Stamattina il giudice non si è neanche presentato. Ora Patrick resta in attesa che qualcuno gli dica cosa succederà. Un’ennesima prova del disprezzo per i diritti umani da parte della magistratura egiziana”. Quella di oggi è stata la decima udienza rinviata, da quando è stato rimesso in libertà nel dicembre 2021, dopo ventidue mesi di reclusione.

Alessandra Fabbretti