Giovanni Cardone
Fino al 24 Novembre 2022 si potrà ammirare presso l’Associazione Museo Minimo di Napoli la mostra di Fabio Niola Tra Sogno e Realtà a cura di Roberto Sanchez. Il Testo Critico di Giovanni Cardone il quale dice : Posso dire che la fiaba è un insieme di stratificazioni narrative che provengono da diverse culture e tradizioni, che nel tempo hanno subito modifiche soprattutto perché, con il mutare delle condizioni storiche, cambia anche la percezione, ragion per cui alcuni elementi hanno perso di senso. Le fiabe infatti, come tutti i racconti orali, sono radicate nella storia di una società. L’antropologo russo Vladimir Propp a tal proposito, ne Le radici storiche dei racconti di fate, ricorda lo stretto legame del racconto con la realtà storica. Da tale legame dipenderebbe il fatto che all’interno dei racconti di fate, nei temi e negli intrecci, si trovano spesso riti e usanze del passato. Il legame con la storia è fondamentale perché l’ascoltatore si riconosce nel racconto e può utilizzarlo come strumento di comprensione di se stesso e del mondo che lo circonda. Gli studiosi della fiaba sottolineano l’importanza del racconto come possibilità di crescita attraverso la presa di coscienza dei propri problemi, ma anche della possibilità di poterli risolvere proprio come gli eroi di una fiaba attraverso la costanza e il coraggio. È interessante capire in che modo dei racconti fantastici, collocati in luoghi lontani e indefiniti, abitati da personaggi incantati e riferiti ad un passato non ben identificato, possano essere così in relazione con il presente altrimenti sarebbero assolutamente inefficaci e soprattutto utili, ieri come oggi, alla costruzione dell’identità di una comunità nel caso delle culture orali e alla crescita interiore. Nella logica della fiaba Michele Rak ritiene che nel racconto fiabesco inteso come opera letteraria della modernità che ha come modello narrativo l’opera seicentesca di Giambattista Basile Lo cunto de li cunti la scelta di non far riferimento a eventi, persone e luoghi noti agli ascoltatori e in cui essi possano riconoscersi, dipenda non solo dalla differenza funzionale che passa tra un racconto fiabesco e l’attendibilità di una notizia o la realtà di una novella o ancora la finzione di un romanzo, ma soprattutto dal fatto che, in questo modo, il narratore può raccontare la storia facendola propria e concentrandosi sui particolari che più gli stanno a cuore. Il racconto fiabesco insomma “consente il massimo di partecipazione e il massimo del distacco” perché ciò che conta non è la storia in sé, ma ciò che in essa sentiamo importante per noi in quanto narratori o ascoltatori, il messaggio che inconsciamente captiamo e smuove qualcosa dentro di noi. È anche in questo senso che i racconti fiabeschi vengono definiti “racconti dell’orco”, cioè, appunto storie dell’altro mondo. La partecipazione del narratore è fondamentale, egli dovrebbe farsi coinvolgere emotivamente per comunicare al meglio messaggi e significati e reagire alle reazioni dell’ascoltatore. È per questo che può arricchire la fiaba con altri elementi. Non è da sottovalutare il suo ruolo, che non è affatto quello di un contenitore di storie ripetute grazie al supporto mnemonico. Si evidenzia, piuttosto, la possibilità di tramandare storie lasciando intatti il fatto e la struttura narrativa; non c’è una memoria letterale, le parole variano sempre. Il narratore, solo se racconta in modo sentito, può aspettarsi che il suo interlocutore arrivi ad una comprensione profonda, sebbene in maniera inconscia, della storia e cioè, del fatto che la vita è fatta di dure prove, ma anche di bellissime avventure e che, il bene e il male sono le due facce di una stessa medaglia e bisogna solamente trovare il modo di affrontare la vita con gli strumenti giusti. L’ascoltatore può riconoscersi e mutare dall’interno insieme all’eroe del racconto. Il cambiamento è reso possibile attraverso tre pratiche: il viaggio che porta ad un mutamento dello status sociale, la metamorfosi del corpo e la magia grazie ai suoi eventi ed utensili. Possiamo dire che la fiaba è una sorta di percorso di formazione che stimola fortemente l’immaginazione e, in genere, la sua struttura ricalca il processo evolutivo dell’individuo.



Basta pensare al fatto che in genere essa prende avvio da una precisa condizione: l’allontanamento dalla casa paterna. Un allontanamento che scaturisce perlopiù da una curiosità verso il mondo esterno, dal desiderio di distaccarsi per potersi emancipare, ma anche dal semplice gusto di disobbedire ad un ordine ricevuto. Come detto in precedenza fiabe e storie popolari contengono l’intera esperienza di una società e hanno bisogno, per questo, di essere trasmesse di generazione in generazione, con le necessarie modifiche dettate dal mutare dei tempi. La forma della fiaba risulta più accessibile al pubblico, non solo in quanto semplice e diretta, infatti, mentre il mito ci presenta un eroe sovrumano, al quale accadono situazioni che per nessun’ altra persona e in nessun altro ambiente si sarebbero potute verificare, un eroe nel quale pur sforzandoci non riusciamo mai davvero ad identificarci sentendoci sempre inferiori, nella fiaba i conflitti interiori che vengono simbolicamente espressi possono essere risolti senza particolari modi di agire. Da sempre la pittura di Fabio Niola oscilla tra raffigurazione e rappresentazione. Egli è un poeta-pittorico dell’umanità, un’umanità che non viene osservata con lo spirito indagatore della analisi antropologica ma con una sensibilità partecipativa, piuttosto, quella appunto che nasce dalla rilevanza esperienziale di cui la pittura può farsi portatrice quando non decide di proporsi come mera esibizione di tecnicismi oppure di derive indebitamente semplificatrici. Guardando l’intera produzione di Niola colpisce la coerenza della ricerca, anzi i processi paiono chiarirsi e raffinarsi nel tempo. Accanto ad un procedere quasi semplicistico, si denota nel contempo una complessità dello studio, si ha un procedere dalla confusione verso l’ordine nella consapevolezza dell’indagine. Con il tempo, lo sviluppo, la metamorfosi, presenta un moltiplicarsi di parti dissimili, ma anche un accrescimento della precisione con la quale tali parti sono contraddistinte l’una rispetto all’altra. I dipinti di Fabio Niola sono raffigurazioni di enigmi da decifrare, restituiscono la presa di coscienza storica e di una visione d’insieme della realtà, che presuppone il dettaglio, nel contesto metamorfico del presente ci svelano la cocente contemporaneità di un osservatore che ha colto nel segno l’eterno scontro-incontro tra l’artista e il narratore, emerge dalle sue opere un linguaggio da favola. Nella pittura di Niola la riconducibilità del suo portato ad una limitante appartenenza ‘stilistica’, e, di più, si rende senz’altro indisponibile a poter essere costipata entro la perimetrazione asfissiante di una profilatura ‘di scuola’. Lo scarto logico tra ‘raffigurazione’ e ‘rappresentazione’ richiederebbe l’invocazione di una valutazione opportuna della caratura eidetica che assumono le immagini create da Niola e noi vorremmo porre l’accento su tale dato di non mero dettaglio, individuando in questa opportunità di ermeneutica eidetica della sua ricerca, il tentativo dell’artista di scendere in un affondo descrittivo particolarmente intenso, procedendo a rendere, pertanto, la sua pittura una vera e propria pagina di testimonianza storica ed umana, di cui emerge, tutt’altro che insignificante, una convincente calettatura ‘concettuale’. In tal modo, insomma, la figura umana, per Fabio Niola, ci restituisce non soltanto le fattezze fisiche del soggetto, ma anche la sua profilatura morale, procedendo, in aggiunta, a rendere quel personaggio, quella figura, dei testimoni viventi di un’epoca, le tracce vigorose che si stampano nella memoria e nel tempo. E qui Niola, potremmo anche dire, recupera alle ragioni dell’arte contemporanea tutto il vigore espressivo della migliore e più autentica pittura napoletana : egli, artista narratore che racconta se stesso agli altri e come un ‘Bambino’ che attraverso la fiaba racconta il sogno ma anche la realtà che ci circonda. Le sue figure ed i soggetti che egli ritrae e cui dà vita sono di spessore storico, egli dimostra come lo scorrere del tempo abbia potuto ulteriormente affinare la sua pratica già eccellente della delibazione figurativa andandola a corredare, in estensione, di una carica di vibratile umanità sempre più convincente e profonda. Guardando le opera di Fabio Niola egli ci porta sempre in un mondo magico fatto di Sogno e Realtà.
Museo Minimo Napoli
dal 4 Novembre 2022 al 24 Novembre 2022
Fabio Niola – Tra Sogno e Realtà
Lunedì e Mercoledì dalle ore 15.00 alle ore 18.00
Martedì, Giovedì e Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00