Mentre il mondo guarda con stupore e ammirazione le prime spettacolari immagini fornite dal James Webb Space Telescope (JWST), il più grande telescopio spaziale di sempre, al Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università Alma Mater di Bologna sono già al lavoro per avviare i primi programmi di ricerca resi possibili dalle straordinarie capacità del nuovo strumento, il cui specchio a tasselli di 6,5 metri di diametro trae origine da un’idea sviluppata sett’antanni fa proprio all’ateneo bolognese dal grande astronomo Guido Horn d’Arturo.
Alla scoperta delle prime galassie dell’universo
COSMOS-Web, il più grande programma osservativo selezionato per il primo anno di attività di JWST, partirà nel mese di dicembre con l’obiettivo di studiare l’epoca in cui si sono formate le prime stelle e galassie nell’Universo primordiale, osservare nel dettaglio le galassie già mature nell’Universo giovane e stimare la quantità di materia oscura. Per fare ciò è essenziale osservare nell’infrarosso, perché è in questa regione spettrale che stelle, gas e polveri interstellari delle galassie distanti emettono la maggior parte della radiazione. Sarà quindi mappata un’area di cielo pari a 0,6 gradi quadrati – quella coperta approssimativamente da tre lune piene – utilizzando uno strumento chiamato NIRCam, che opera nel vicino infrarosso e, contemporaneamente, anche un’area più piccola, di 0,2 gradi quadrati, grazie a MIRI, strumento che opera invece nel medio infrarosso. L’obiettivo è di osservare mezzo milione di galassie nel vicino infrarosso e 32.000 galassie nel medio infrarosso: un numero senza precedenti.
Studiare l’età delle galassie
Il progetto Blue Jay effettuerà, invece, osservazioni tra i mesi di novembre e dicembre con lo scopo di osservare circa 150 galassie che si trovano nel “mezzogiorno cosmico” (cosmic noon), circa 10 miliardi di anni fa, epoca in cui la crescita delle galassie più estese a noi note ha raggiunto il suo apice. Il fine è soprattutto quello di misurarne l’età e la composizione chimica per poter capire come si siano formate. Gli strumenti utilizzati per la ricerca saranno lo spettrografo del vicino infrarosso NIRSpec, che può osservare più di cento galassie simultaneamente, e la fotocamera per il vicino infrarosso NIRCam.
Mirella Casagrande