Gazzettino Italiano Patagónico

Certificazione di qualità ambientale: Progettare la biodiversità nelle città

Come abbiamo cominciato ad accennare in un precedente pezzo dedicato ai rondoni e alla nuova WebApp Apustracker, il tema dell’incremento della biodiversità in ambito urbano si sta lentamente facendo strada anche nel nostro Paese, sebbene il percorso sia ancora all’inizio. Si tratta infatti di un’importante sfida innanzitutto culturale, che deve scardinare una serie di preconcetti molto radicati nelle persone e in particolare in molti amministratori, a cominciare da quello che vede la biodiversità e più in genere la natura come una sorta di gadget, un elemento decorativo di cui tutto sommato si potrebbe anche fare a meno (e a riprova di ciò basta vedere come sono trattati gli alberi e il verde nella maggior parte delle nostre città). Esiste però una parte evoluta della nostra società, tra cui molti imprenditori, che hanno invece capito che integrare il verde funzionale e creare nuovi habitat seminaturali all’interno o sopra edifici, quartieri e interi comprensori urbani rende più belle, confortevoli e quindi aggiunge valore anche economico alle nostre aree cittadine. Il famoso caso del bosco verticale di Milano che, lungi dall’essere un vero bosco, ha però fortemente contribuito a diffondere questo nuovo approccio di eco-building è forse il caso nazionale più eclatante. In questa direzione sempre più aziende, a partire da quelle leader dei loro settori, stanno rivendendo i parametri progettuali e gestionali delle loro sedi. Addirittura un colosso pragmatico e certo non particolarmente sensibile ai temi ecologisti come Amazon sta cominciando ad inserire, attraverso la richiesta di certificazioni ambientali come il LEED o il BREEAM, alcuni elementi di attenzione in tal senso anche nei suoi invasivi centri logistici.

Certificazione di qualità ambientale

Una recente ed importante novità che fa ben sperare ulteriori positivi sviluppi in questa direzione è poi anche il recente arrivo in Italia di una nuova certificazione di qualità ambientale, messa a punto in Francia, dedicata specificatamente alla progettazione e realizzazione di nuovi edifici come occasione di incremento di biodiversità. Si tratta della certificazione BiodiverCity® (cibi-biodivercity.com/le-cibi). Attraverso l’applicazione di questo impegnativo protocollo, vengono infatti promosse le migliori pratiche di incremento della biodiversità urbana durante la pianificazione, la progettazione, la manutenzione, l’occupazione e la valorizzazione dell’ambiente costruito. L’obiettivo è forte:

  • creare luoghi e spazi di vita che accolgano gli esseri viventi e che siano vincenti in termini economici, socio-culturali e funzionali
  • contribuire a inventare e costruire spazi abitati biodiversi e resilienti.

Basato su un approccio innovativo che combina vita naturale, benessere umano e costruzioni, il marchio BiodiverCity® mira a promuovere la progettazione e la costruzione di una nuova tipologia di edifici che danno un posto importante alla natura nella città. L’etichetta BiodiverCity® porta un valore aggiunto. Completa le certificazioni internazionali (BREEAM®, LEED® e HQE™) che considerano e propongono gli aspetti legati alla biodiversità senza però assoggettare i progetti ad una valutazione approfondita su questi aspetti. Ecco dunque che tetti e pareti verdi, nuove unità ecosistemiche realizzate nei parchi e negli spazi circostanti, ma anche tante piccole e grandi soluzioni architettonico-costruttive finalizzate proprio ad attirare la biodiversità sugli edifici (si pensi alle varie tipologie di interventi a favore di rondoni, pipistrelli ed altre specie utili) diventano non più elementi di contorno, ma fattori prioritari per accedere a questa importante certificazione. «Ottenere uno dei tre livelli di certificazione del marchio BiodiverCity® non è uno scherzo» ci dice Guido Pinoli, primo naturalista italiano accreditato come Assessor (valutatore) BiodiverCity® per Greenwich srl, la società di sustainability consulting che per prima in Italia ha sviluppato un ramo di servizi e competenze proprio a tutela della biodiversità e integrato la nuova certificazione BiodiverCity® tra le sue qualifiche. «Fatto culturale nuovo è pensare e realizzare dei Positive Biodiversity Building, degli edifici che ospitino il Vivente con un vero atteggiamento di biofilia. Una volta ottenuto questo marchio siamo sicuri non solo di aver progettato edifici a favore di natura, ma anche di avere a che fare con soggetti (clienti, progettisti, gestori) davvero convinti dell’importanza di questi aspetti e non solo coinvolti per un semplice fatto di green-washing». Speriamo allora che l’impiego di questo percorso di certificazione si diffonda sempre di più nelle nostre città, per favorire un nuovo incontro tra uomo e natura non più rimandabile anche in ambito urbano.

Armando Gariboldi

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