È in corso a Milano la “passerella” della moda etica, la Fashion Revolution Week. Fino al 22 aprile, l’evento rilancia la sfida per rendere sempre più etica e sostenibile l’industria della moda. L’evento è nato 9 anni fa, a seguito della tragedia del Rana Plaza in Bangladesh, quando crollò un edificio in cui lavoravano in condizione disumane migliaia di persone per le aziende della moda. Questo incidente vide la morte di 1.134 persone e 2.500 feriti. La manifestazione è dedicata alla moda etica e sostenibile e ha come obiettivo quello di sensibilizzare e trasmettere valori nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori. Altromercato fin dalla nascita aderisce alla campagna internazionale, insieme ai partner della collezione Rise up On Earth primavera-estate 2022 (Quid, AltraQualità, Equomercato, Meridiano361). Secondo i principi enunciati nel documento “White Paper 2020” della Fashion Revolution (leggilo qui), lo spreco più elevato riguarda le diverse fasi della produzione. Nella fase pre-acquisto, rimangono scarti e avanzi di materiali dalla produzione di abbigliamento, campioni in disuso, prodotti che sono danneggiati o non venduti; mentre nella fase post-acquisto, troviamo gli scarti dei consumatori: la maggior parte dei vestiti che scartiamo finiscono in discarica o negli inceneritori. Meno dell’1% dei tessuti e dei vestiti vengono realmente riciclati in nuovi tessuti e vestiti.
Durare nel tempo
Il punto focale dell’impresa sociale è allungare il ciclo di vita dei capi, rimettendoli sul mercato. Un capo fatto bene e di qualità ha valore e dura nel tempo, quindi perché gettarlo via quando è ancora nuovo? «Nel mondo abbiamo montagne di rifiuti tessili, abiti usati, scarti di magazzino e rifiuti che provengono dalla lavorazione del comparto moda, come nelle discariche nel deserto di Atacama in Cile. L’impatto ambientale è enorme, non solo nel suolo, ma anche nell’aria. Spesso questi cumuli di rifiuti vengono bruciati e, a farne le spese, è innanzitutto la popolazione che vive vicino agli inceneritori di questi materiali” spiega Alessandro Franceschini, Presidente di Altromercato. Quest’anno, alla Fashion Revolution Week Altromercato ha deciso di fare una vera e propria rivoluzione e andare controcorrente. Invece di considerare i capi di passate collezioni fuori moda, si concede loro una seconda possibilità, perché “la moda etica non passa mai di moda e va al di là delle collezioni”. La moda etica ed equosolidale per definizione non può essere distrutta, perché è nata per garantire sostenibilità dall’origine fino alla fine della filiera, portando benefici ai produttori senza danneggiare l’ambiente.
Susanna Labriale