Purtroppo ci risiamo, nonostante tutte le manifestazioni di buona volontà di molte istituzioni, per far sì che tutti i popoli della Terra giungano a ripudiare la guerra come strumento per risolvere i dissidi sociali e politici (vedi Art. 11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerracome strumento di offesa alla libertà degli altri popoli….”), oggi molti degli Stati europei si ritrovano coinvolti più o meno pericolosamente in un conflitto che rischia di coinvolgere il mondo intero. La Russia guidata da Vladimir Putin ha invaso uno stato sovrano confinante, l’Ucraina, che un tempo era parte della dissolta Unione Sovietica. Le armate russe inviate da un presidente, eletto tra l’altro attraverso votazioni da tutti considerate non democratiche né credibilmente libere e giuste, stanno bombardando il territorio ucraino senza risparmiare obiettivi civili. Così oggi, come alcuni anni fa quando mi occupai dei grandi problemi che le guerre infliggono non solo alle popolazioni civili (soprattutto donne, vecchi e bambini) ma anche al patrimonio naturale e agli animali dei Paesi coinvolti, mi ritrovo davanti alle stesse identiche problematiche di allora: fiumi di persone in fuga verso i Paesi limitrofi e danni alla fauna, sia libera, sia ospitata nei giardini zoologici. Pensiamo all’esperienza traumatica generata da uno spettacolo pirotecnico con fuochi d’artificio sugli animali domestici, che ad ogni scoppio fuggono terrorizzati a cercarsi un rifugio sicuro. Figuratevi cosa può succedere agli animali in libertà o a quelli rinchiusi nelle voliere e nei recinti di un parco zoologico quando vengono a contatto con bombe e missili… Il bellissimo Feldman Ecopark (nato con gli aiuti della Alexander Feldman Foundation International Charitable Foundation), un parco zoologico alla periferia della città di Kharkiv (Charkiv, Ucraina nord occidentale) è stato colpito in questi giorni dai razzi russi: «Ci sono voluti 10 anni per costruirlo e solo un giorno per distruggerlo» ha detto il direttore dello zoo Vitaly Ilchenko. Pochi giorni prima in un momento di speranza per le sorti dell’Ucraina il parco scriveva sulle sue pagine Facebook: «Qualsiasi cosa accada, la vita continua. Piccoli ucraini nascono nei nascondigli sotterranei e a Feldman Ecopark è nato un piccolo kiang (un asino selvatico degli altopiani del Tibet). Sapevamo che la femmina era incinta, ma nessuno se lo aspettava oggi. Sia la mamma che il cucciolo stanno bene. Ha fatto tutta da sola, quando i dipendenti sono andati per portare il cibo, il piccolo già era in piedi accanto alla madre».

Purtroppo in seguito la situazione si è inevitabilmente aggravata e i missili hanno fatto danni alle strutture, provocando la rottura di vetri e serragli, permettendo la fuga di molti animali terrorizzati: un cucciolo di leone di sei mesi è stato recuperato in un cascinale dove si era rifugiato, alcuni Cuon (piccoli canidi asiatici) sono ancora in giro e pare cerchino cibo nella spazzatura. Anche lo zoo della capitale, Kiev, una moderna struttura con più di 200 specie animali, tra cui una delle più interessanti collezioni di Primati (Scimmie e Proscimmie) del Paese, sta passando momenti tragici, nonostante il coraggio e la determinazione di chi si occupa della struttura; dice il direttore del parco Cyril (Kyrylo) Trantin: «Sia di giorno che di notte lo zoo è sorvegliato da 50 lavoratori, la cura degli animali non si ferma. La guerra sta causando loro uno stress terribile, alcuni sono stati trasferiti in box interni e in gallerie sotterranee. I veterinari monitorano il loro stato emotivo e, se necessario, forniscono un sedativo. Il personale invece si è rifugiato nella notte nei rifugi antiatomici già preparati, così come preparati già da 10 giorni erano i rifornimenti di energia, acqua e cibo». Purtroppo dopo qualche giorno trascorso sotto i bombardamenti russi, lo zoo anche se non ancora direttamente colpito sta chiedendo aiuto per salvare i suoi ospiti impauriti e ormai quasi ridotti alla fame. Sorte migliore hanno avuto alcuni leoni, tigri, caracal, licaoni, scimmie di un centro di recupero grazie all’aiuto dei volontari di “Save Wild” e del “White Rock Bear Shelter”. Intraprendendo rocambolesche fughe per evitare le cannonate delle armate russe, guidando per 6 giorni interi van e SUV fuoristrada su percorsi alternativi, hanno trasportato questi animali chiusi in piccole gabbie, in Polonia allo Zoo di Poznan. Vi renderete conto del mio imbarazzo nell’occuparmi di animali e natura (ma è il mio lavoro…) di fronte ai drammi di una popolazione eroica che fugge e muore sotto le bombe inviate non dal popolo russo, ma da un gruppo di ricchissimi oligarchi e dal loro capo. Ed infine ecco alcuni brani della lettera aperta, diramata dagli scienziati russi e comparsa sul sito: https://trv-science.ru/2022/02/we-are-against-war/. Il sito naturalmente è già irraggiungibile.
“Noi, scienziati e giornalisti scientifici russi, protestiamo con forza contro le ostilità lanciate dalle forze armate del nostro Paese sul territorio dell’Ucraina. (…) La responsabilità di scatenare una nuova guerra in Europa spetta interamente alla Russia. Non c’è una giustificazione razionale per questa guerra (…) Dopo aver scatenato la guerra, la Russia si è condannata all’isolamento internazionale, alla posizione di paese paria. Ciò significa che noi scienziati non saremo più in grado di svolgere adeguatamente il nostro lavoro: la ricerca scientifica è inconcepibile senza la piena collaborazione con i colleghi di altri paesi. (…) Chiediamo il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello stato ucraino. Chiediamo pace per i nostri paesi”.
Giovanni Bellani