Si chiama Erebia pandrose ed è una sottospecie endemica degli Appennini di cui esiste una sola popolazione. Questa rara farfalla è stata rintracciata, a circa 40 anni dall’ultima segnalazione nei Monti della Laga, grazie al contributo di cittadini appassionati durante la Butterfly Week del 2019, iniziativa ideata da un team internazionale di ricercatori coordinato dall’Università di Firenze, che proprio grazie a questo ritrovamento ha avuto la possibilità di analizzare il DNA mitocondriale dell’insetto e quindi di tracciare le sue mutazioni, la sua storia e le prospettive di sopravvivenza, riportandone i risultati sulla rivista Insect Conservation and Diversity. Come spiega Leonardo Dapporto, ricercatore di Zoologia dell’Ateneo fiorentino e coordinatore dello studio: «I cambiamenti climatici sono la causa dello spostamento nella distribuzione territoriale di molte specie, custodi di porzioni uniche di biodiversità, verso luoghi con temperature più basse. Le popolazioni montane sono le più vulnerabili alla minaccia del surriscaldamento, perché c’è un limite allo spostamento altitudinale e molte popolazioni di farfalle sono isolate fra loro». È il caso di Erebia pandrose, che si trova a oltre 400 km da qualsiasi altra popolazione conosciuta ed è già da tempo a forte rischio di estinzione: «Nelle Alpi e negli Appennini, questa specie, simbolo e bandiera delle conseguenze dei cambiamenti climatici, si è spostata in altitudine più di 3 metri all’anno dalla fine del XIX secolo e fino a 22 metri all’anno dal 1995». Secondo le proiezioni dei ricercatori, ciò potrebbe portare all’estinzione della popolazione appenninica in pochi decenni: un risultato che dimostra quando sia urgente individuare azioni che ci consentano di proteggerla.
Maria Anzalone