Certi animali che suscitano schifo e ribrezzo
Lo schifo che certi animali suscitano in noi ha radici antiche o è frutto di condizionamenti dettati dalla società in cui viviamo? Scopriamolo alla luce degli studi scientifici più recenti. Probabilmente esiste nella nostra mente, soprattutto in Occidente, una vera e propria scala di giudizio che ci fa preferire alcuni animali piuttosto che altri. In linea di massima ci piacciono gli esseri viventi più vicini a noi: i mammiferi, primi fra tutti gatti e cani, sono in cima alla lista, seguiti da altri animali pelosi, compresi i grandi predatori come tigri e leoni che, anche se potenzialmente pericolosi per l’uomo, si collocano piuttosto in alto nella classifica. Naturalmente non mancano le eccezioni, come dimostrano topi e ratti, che nonostante la bella pelliccia, stanno piuttosto in fondo. Forse, come sostiene la biologa Lisa Signorile nel suo bel saggio L’orologiaio miope, la nostra scala di giudizio naturale sarebbe un retaggio basato sugli animali che veniamo educati ad apprezzare da bambini, e che a loro volta sono selezionati in base a un criterio puramente estetico che privilegia il più colorato e il più infantile. Uno degli studi più recenti e accurati sul nostro rapporto con gli animali selvatici è stato pubblicato nel 2019 nel British Journal of Psychology. A un gruppo di circa 2000 partecipanti europei assortiti è stato chiesto di valutare la reazione davanti a 24 specie, indicando il livello di paura e disgusto. I ragni sono risultati essere al primo posto in assoluto perché, stando ai pareri degli intervistati, sono dotati di veleno (anche se pochissimi sono davvero pericolosi per l’uomo), hanno troppe zampe e una organizzazione del corpo molto distante dalla nostra. Fa paura anche il fatto che spesso si nascondano nelle nostre case in luoghi scuri, per poi spostarsi con movimenti improvvisi.
Assieme ai ragni se la passano decisamente male i serpenti, che tendono a indurre più paura che disgusto, i parassiti, come le sanguisughe e i vermi solitari (che invece producono una reazione inversa, cioè più disgusto che paura) e gli insetti, come mosche, vespe e scarafaggi. Va meglio per topi, ratti, pipistrelli, chiocciole rospi, i quali producono reazioni più moderate ma comunque quasi sempre negative. Tra le donne, in linea di massima, i valori sono risultati superiori rispetto a quelli degli uomini, soprattutto per i parassiti. I ricercatori sostengono che questo sia un antico adattamento del genere femminile indotto dal maggiore sforzo riproduttivo richiesto alle donne nella gestazione e nell’allevamento dei figli, che le porterebbe a essere particolarmente caute e prudenti. Questo test ci offre un quadro preciso dell’atteggiamento degli adulti, i quali però potrebbero subire un forte condizionamento culturale.
Franco Tomasinelli