La Commissione Europea ha proceduto alla revisione della ECD (Direttiva UE sulla repressione dei crimini ambientali) che, in seguito a una valutazione effettuata nel 2020, si era dimostrata inadeguata a raggiungere gli obiettivi. Per rafforzare questo indispensabile strumento contro i crimini che minacciano la biodiversità, la salute e le economie globali, è stato avviato un processo di consultazione pubblica ha cui ha partecipato anche il WWF, attraverso il progetto SWiPE



. Si tratta di un passo importante per la lotta ai crimini contro la natura in ambito europeo. Tra le novità più rilevanti di quest’ultima proposta, per esempio, il rafforzamento delle sanzioni, con la reclusione di almeno 10 anni per i delitti ambientali più gravi. Tra i punti richiesti dal progetto SWiPE, ci sono l’ampliamento dell’ambito di applicazione della Direttiva, disposizioni specifiche per tipologie e livelli di sanzioni penali, un elenco armonizzato di strumenti investigativi transfrontalieri disponibili per gli Stati membri dell’UE nel contrasto alla criminalità ambientale. Il progetto SWiPE ha, inoltre, sottolineato l’importanza che gli Stati membri considerino i crimini contro la fauna selvatica e le foreste come reati gravi, il che consentirebbe di mobilitare le risorse umane e finanziarie necessarie. Il progetto transnazionale SWiPE – “Successful Wildlife Crime Prosecution in Europe” – di cui il WWF è partner, è finanziato dal programma europeo LIFE e ha l’obiettivo di rafforzare il contrasto ai crimini contro la Natura. Bracconaggio, avvelenamento, traffico illegale di specie protette hanno un costo incalcolabile. I crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo: preceduti solo dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi. Generano entrate per 280 miliardi di dollari l’anno e costituiscono un settore della criminalità in crescita (fonte: Interpol, 2014).