Gazzettino Italiano Patagónico

Si è affermato Presidente del Cile al ballottaggio di domenica 19 dicembre il trentacinquenne Boric ex leader della protesta studentesca e a capo della sinistra cilena


Il più giovane e il più votato in un’affluenza record per il Cile: è Gabriel Boric che avrà 36 anni il prossimo 11 marzo, quando sarà il nuovo presidente del Paese. Di fronte alle dimensioni della sconfitta il leader del Frente social cristiano, suo rivale, Jose Antonio Kast, lo ha salutato per primo. “Con questa vittoria – ha detto – consideriamo chiuso il capitolo della dittatura” di Pinochet. Poi l’incoraggiamento dell’uscente Pinera: “Auspico- ha detto – che sappia governare con saggezza, prudenza, forza e moderazione”. “Sarò il presidente di tutti i cileni”, ha affermato lo stesso Boric nella sua breve apparizione televisiva al fianco del leader uscente.
La nota dei vescovi
“A nome della Conferenza episcopale del Cile, ci congratuliamo con lei per la vittoria elettorale ottenuta oggi, che la porterà ad assumere la Presidenza della Repubblica a partire dal prossimo marzo. Il Paese le ha espresso un voto di fiducia e le affida una grande missione, destinata a dirigere il destino del nostro Paese come prima autorità e primo servitore”. Questo il saluto dei vescovi cileni al nuovo presidente della Repubblica, Gabriel Boric. “Preghiamo Dio che le dia saggezza e forza, di cui senza dubbio avrà bisogno”, si legge ancora nella nota della Conferenza episcopale, che è firmata dal cardinale Celestino Aós Braco, vescovo di Santiago e presidente della Cech, e da Sergio Pérez de Arce Arriagada, vescovo di Chillán e segretario generale. “La missione è sempre maggiore delle nostre possibilità e capacità, ma confidiamo che, con la collaborazione dei cittadini, l’opera di vari attori sociali e politici, e la forza spirituale che deriva dalla fede e dalle convinzioni umane più profonde, possa affrontare il suo compito con generosità, impegno e prudenza”, concludono i vescovi.
Ambiente e uguaglianza
Il candidato della coalizione di sinistra Apruebo Dignidad chiude una sfida molto polarizzata e senza esclusione di colpi e spazza via le forze politiche dominanti nel Paese negli ultimi tre decenni per dare spazio ai giovani, ai ceti meno agiati, alla classe media e agli intellettuali.  Lui ex leader studentesco che ha raccolto consensi come uomo del cambiamento, è l’erede politico del movimento di protesta che prima della pandemia scese in piazza contro le politiche ultraliberiste di Piñera. Le promesse e le sfide per voltare pagina: aumentare le tasse sui “super ricchi” per espandere i servizi sociali, combattere i privilegi e le disuguaglianze, rafforzare la protezione dell’ambiente e il ruolo delle donne nella società e nel governo.
Le parole di Boric
Inizia dunque una “stagione di cambiamenti che deve approfondire la giustizia sociale e la democrazia di questo Paese” ha detto nel suo discorso ai sostenitori. Il futuro del Cile, ha aggiunto, “ha bisogno che tutti quanti siano dalla parte del popolo”, perché “sono convinto che le riforme che faremo per avere successo dovranno essere il risultato di un ampio consenso fra le diverse forze politiche”. Ci aspettano tempi difficili, ha proseguito, “per la pandemia, e perché le ragioni della rivolta sociale scoppiata nel 2019 ancora permangono. Per risolverli – ha assicurato – avanzeremo a passi piccoli, ma decisi”. Giungo alla presidenza, ha continuato, “con la convinzione che la crescita economica nella disuguaglianza sociale è un errore”, che “destabilizzare le istituzioni democratiche per governare è sbagliato” e “per questo mi impegno a proteggere la democrazia insieme alla gente”.  Il primo impegno del presidente eletto sarà una colazione di lavoro con l’uscente Piñera, per avviare il processo di transizione che si concluderà appunto con il suo insediamento alla Moneda l’11 marzo 2022.
La lotta alle disuguaglianze
“Il risultato è per certi versi sorprendente, nessuno alla vigilia del ballottaggio prevedeva oltre dieci punti di distacco tra i due candidati alla presidenza”. Lo afferma Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire esperta di America Latina, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News. “Alcuni lo davano in vantaggio, ma al massimo – prosegue – di un paio di punti percentuali. Nella vittoria è stato decisivo il centro, quell’elettorato che al primo turno in gran parte non si era recato alle urne”. Nel sottolineare come Boric sia “il presidente più votato di sempre”, Capuzzi plaude alle parole dei vescovi, che “giustamente gli chiedono allo stesso tempo coraggio e prudenza”. 
Gabriella Ceraso

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