Gazzettino Italiano Patagónico

Cambiamenti climatici: la dieta degli orsi polari


I cambiamenti climatici hanno conseguenze che non influiscono solo sull’ambiente e su di noi, ma anche sul comportamento animale e, a cascata, anche sugli ecosistemi. Le continue variazioni di clima alterano le distribuzioni delle specie e le abitudini alimentari dei predatori all’apice della catena alimentare, come gli orsi polari (Ursus maritimus) che, infatti, possono fornire segnali precoci di cambiamento nella distribuzione delle prede.
Aumentano le specie migratorie nell’Artico
L’ecosistema artico sta subendo un riscaldamento climatico fino a tre volte più veloce che in qualsiasi altra zona del mondo e questo porterà, a lungo termine, anche a una maggiore prevalenza di specie migratorie, che dipendono da determinati climi e habitat stagionali, creando quindi potenziale competizione per il territorio e le risorse con le specie stanziali. Specie migratorie stagionali come le orche (Orcinus orca), per esempio, stanno aumentando di frequenza e trascorrono più tempo nelle acque artiche a causa di un allungamento della stagione senza ghiaccio, con conseguente aumento del rischio di predazione per i mammiferi marini artici.
Non solo foche
Un recente studio pubblicato su Ecological Indicators ha evidenziato come gli orsi polari possono essere presi come indicatori di cambiamenti ambientali, delle vere sentinelle dell’ecosistema. Questo per via della loro ampia distribuzione, della sensibilità alla perdita di ghiaccio marino e del loro ruolo di predatori all’apice della catena alimentare. I cambiamenti climatici stanno disturbando la normale distribuzione delle prede dei mammiferi marini nell’Artico. I ricercatori, hanno scoperto che gli orsi polari, che originariamente si credeva si nutrissero principalmente di foche, sono in realtà mangiatori flessibili, il che li rende ideali indicatori per monitorare i cambiamenti ambientali nell’Artico. «Gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per cacciare. Quando c’è una riduzione del ghiaccio marino, cacciano di meno o potenzialmente cacciano diverse specie di prede», afferma Melissa P. Galicia, autrice dello studio. «Abbiamo ottenuto un’ampia rappresentazione geografica degli orsi, specialmente nelle aree che tendono ad essere meno studiate».
L’impronta digitale negli acidi grassi
I ricercatori hanno analizzato gli acidi grassi, come gli omega 3 e gli omega 6, presenti nel tessuto adiposo degli orsi trovati morti dal 2010 al 2018. «Ogni orso ha una specifica ‘firma’ di acidi grassi, una sorta di impronta digitale per i singoli orsi e per questo motivo è possibile notare cosa stesse mangiando quel particolare individuo e quale percentuale della sua dieta rappresentava quella preda». Al momento ci sono poche informazioni sull’abbondanza e sulla distribuzione dei mammiferi marini nell’Artico; quindi, questo studio offre un modo per ottenere ulteriori informazioni ed evidenziare potenziali cambiamenti nella distribuzione e nelle popolazioni di mammiferi marini artici in modo da aiutare a prevedere la gravità e l’influenza del cambiamento indotto dal clima.
Chiara Grosso

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