-di Antonio Dentice d’Accadia
Periodici e brevi estratti dai classici indiani e cinesi. Aneddoti, riflessioni e qualche commento. Per la rubrica “India e Far East” proseguiamo col Tantraloka, la “Luce del Tantra”, ad opera del mistico Abhinavagupta (X sec.), secondo la traduzione di Raniero Gnoli.
“La rivelazione della natura propria, costituita da quell’unico essere che è presente in tutti gli esseri, questo in effetto, per le particole, la conoscenza suprema. Le forme di conoscenza diverse da essa, son quelle inferiori, le quali sono molteplici”
-Capitolo 1, verso 141
“Colei che sacrifica – così è affermato – è solo la coscienza e così pure coscienza è ciò cui si sacrifica, né per ragione alcuna, una figura (divina) da lei diversa”
-Capitolo 1, verso 133
“La coscienza, velato se stessa, si trasforma nelle cose insenzienti, e, nella sua forma velata-non velata, in tutte le varie fenomenizzazioni che vanno dagli déi fino alle piante”
Capitolo 1, versi 134b-135
“Perfettamente svegliato (…) è colui che conosce (l’infinita varietà delle cose). La conoscibilità è, infatti, una qualità della conoscenza”
-Capitolo 1, verso 136
“(…) nei riguardi di alcuni soggetti pensanti il Signore si rivela nella sua pienezza, nei riguardi di altri si rivela parte dopo parte”
-Capitolo 1, verso 140
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