Gazzettino Italiano Patagónico

UN ARCHITETTO MARCHIGIANA PER LA REPUBBLICA ARGENTINA

Francesco Tamburini

di Generoso D’Agnese

Se l’Argentina può vantare un palazzo presidenziale di grande fascino, gran parte del merito va alla sapienza degli italiani, capaci di portare le loro capacità costruttive anche in questo angolo del Continente americano. Di sicuro molto del merito andrà a Francesco Tamburini, progettista capace di saper spaziare su vari piani dell’architettura.

Francesco Tamburini nacque ad Ascoli Piceno il 29 gennaio 1848 e all’età di undici anni si trasferì con la sua famiglia in Ancona, dove frequentò prima il liceo e poi l’istituto tecnico Benincasa. Scelto dal naturalista Francesco De Bosis come assistente al laboratorio di fisica e chimica, Tamburini non completò il percorso perché la famiglia si trasferì nuovamente, a Pisa. Nella città toscana il giovane si iscrisse prima a Fisica e Matematica ma poi scelse il corso di ingegneria a Bologna laureandosi nel 1872. Seguì ancora una volta la famiglia nel trasferimento a Chiaravalle e ottenne una cattedra di insegnamento in architettura all’Università di Urbino. Successivamente divenne professore di disegno architettonico nell’Accademia delle belle arti di Pisa, città nella quale si dedicò allo studio del Duomo di Pisa. Un nuovo trasferimento lo portò a Roma per insegnare alla Scuola di applicazione per ingegneri, sino al 1883. Negli stessi anni firmò il suo primo lavoro: il palazzo Rheinold, in Ancona, caratterizzandolo con lo stile neorinascimentale che poi riproporrà nelle sue opere argentine. A Chiaravalle progettò villa Marulli, ora biblioteca comunale.

Nello stesso anno si presentò per l’architetto marchigiano la grande occasione della vita.

Tamburini conobbe infatti l’ambasciatore argentino in Italia che per ironia della sorte era stato incaricato dal capo del suo governo di trovare un architetto che fosse in grado di dare un nuovo volto monumentale alla capitale argentina, realizzando una serie di edifici pubblici. Il professionista ascolano, attraversato l’Oceano Atlantico, assunse dopo pochi mesi l’incarico di ispettore generale dell’architettura nazionale iniziando nel contempo la progettazione di una serie di edifici pubblici monumentali a Buenos Aires.

Attingendo alle idee dell’eclettismo Tamburini progettò la centrale della Banca provinciale di Córdoba, l’Ospedale militare centrale e il progetto del Teatro Colón, uno dei teatri lirici più grandi del mondo, opera poi completata con modifiche dal suo allievo Vittorio Meano e da Julio Dormal nel 1908.

Scelto per l’ampliamento della Casa Rosada Tamburini ha disegnato un arco centrale e all’interno di detto arco, si trova l’ingresso principale alla Casa Rosada. Anche il progetto e la costruzione originale del “Salón Blanco” (Salone Bianco) dove si svolgono gli eventi più importanti. È opera di Francesco Tamburini. Si tratta senza dubbio di uno dei saloni più belli del Palazzo disegnato dal Tamburini. Per il pavimento è stato utilizzato legno di quercia proveniente dalla Slovenia. Il salone sembra più grande della sua dimensione reale dato che sono stati collocati degli specchi in tutte le pareti e il bellissimo lampadario in bronzo è stato costruito in Francia e assemblato a Buenos Aires.

L’ingegnere marchigiano realizzò i progetti per il Palazzo di giustizia, il quartier generale della polizia federale, il Palazzo dei congressi, oltre ad altri uffici governativi. In ambito privato realizzò alcuni edifici per Zorilla, Tricogen, Besail, Blauco e Gentili.

Nel 1890 la rivoluzione scoppiata nella capitale argentina gettò il paese in una grave situazione di crisi finanziaria. La spaventosa inflazione fece perdere a Tamburini tutte le ricchezze investite sino ad allora. Nonostante il durissimo colpo subito, il marchigiano mantenne la propria determinazione di rimanere in Argentina, scrivendo tale proposito a un suo amico di Iesi: «E fede ci vuole! Torneranno tempi migliori, si rifarà qualche cosa, e allora… vento alle vele»!

Purtroppo il suo ottimismo non gli salvò la vita. Tamburini morì infatti solo un anno dopo, nel 1891, lasciando il paese e anche l’Italia orfana di un grande visionario dell’urbanistica contemporanea. Ascoli Piceno celebrò con orgoglio il suo figlio morto nel nuovo continente dedicandogli nel 1893 una serie di celebrazioni. E le nebbie del tempo purtroppo inghiottirono troppo presto la storia di un italiano capace di rendere onore al proprio paese.

Te esperamos en Buenos aires Sur 750, Plottier, Neuquén

📍Buenos Aires 326- Neuquén 📍Alem 853 – Cipolletti 🕢 Horario de atención en Cipo: Lunes a Viernes de 10 a 13 y de 16:30 hasta que no haya más pan! 🕢Horario de atención en Neuquén: Lunes a Viernes de 10 a 14 y de 16 hasta que no haya más pan! Sábados de 10 a 13 únicamente (en los dos locales)

Clases de Italiano con Nino Amato

Junto al Gazzettino GDS radio

Radio En vivo

Seguí al Gazzettino

A %d blogueros les gusta esto: