19 marzo, 2024


Di Tonino Scala
Ischia, estate 1967. In spiaggia, sotto un ombrellone ci sono otto ragazzi. Si divertono, si chiamano tutti Franco. Una ragazza di nome Silvia, francese, per distinguerli li mette in fila e li numera: Franco I, Franco II, Franco III e così via. Il primo dei Franco di cognome fa Calabrese, classe 1943, il quarto Romano è del 46 canta pezzi di Bob Dylan e suona una chitarra a dodici corde. Ha una bellissima voce e si adatta perfettamente a quella di Calabrese, Franco I. Entrambi sono napoletani. I due si conoscono e iniziamo a suonare insieme. Quando dovranno scegliere un nome d’arte, si ricorderanno di Silvia, la francese, del suo modo buffo per riconoscerli e così diventeranno “Franco IV e Franco I” che dal 1968 al 1971 domineranno la scena beat italiana. Il loro primo banco di prova fu proprio Ischia porto, dove era stato allestito un palco, chi voleva poteva esibirsi poteva farlo. I due scrissero un pezzo in inglese maccheronico “Children”, fu un successo di applausi e ovazioni. Dopo pochi giorni, per la modica cifra di cento lire, vendettero la canzone a Peppino di Capri. Franco IV e Franco I decisero di investire il loro primo guadagno e andare a Milano in autostop per cercare un contratto discografico. Furono caricati solo da carri bestiame, durante il viaggio suonarono e composero. Arrivarono in Liguria a Borghetto di Vara, spossati, sporchi, puzzolenti, affamati e senza più una lira. Pioveva, cercarono riparo in una chiesa sconsacrata. Chiesero un miracolo, erano esausti, volevano ritornare a Napoli. Il miracolo arrivò, era una signora francese benestante che, nel sentire la loro storia, li fece suonare e in cambio offrì cena e albergo. Arrivò una proposta, quella di seguirla in Francia, aveva un amico discografico. Arrivati al bivio Genova-Milano, però, Franco IV non se la sentì di andare all’estero, era iscritto all’università. Sempre in autostop, trovarono un passaggio su un camion, destinazione Milano: volevano tornare a casa. Nell’attesa di ripartire, con in mano l’elenco del telefono decisero di chiamare una grossa casa discografica. Si presentarono, ma non furono presi in considerazione. Non si fermarono provarono con una più piccola la Style di Gino Mescoli il quale inizialmente disse di non avere tempo. L’insistenza fu forte, i due si sedettero a terra e iniziarono a suonare. Bastarono un paio di pezzi e arrivò, come per magia, un contratto di tre anni più due per 100 milioni di lire. I due parteciparono a “Settevoci”, programma condotto da Pippo Baudo, una sfida tra nuovi cantanti. Arrivano terzi. La casa discografica, propose loro di partecipare a “Un disco per l’estate”, ma c’era da comporre qualcosa di nuovo, di speciale. Ricordate Silvia? La ragazza francese? Nella cassetta della posta Franco I trovò una sua cartolina. Che c’era scritto? “Ho scritto t’amo sulla sabbia e il mare lo cancellò. Poi l’ho scritto nel mio cuore e sempre lì restò…” È il periodo in cui andava di moda fare una pausa a inizio brano. Utilizzarono questo schema e il brano da lento diventò svelto, funzionò. Sul disco, però, parole e musiche vennero firmate “Sharade-Sonago”. Non erano iscritti alla Siae utilizzarono due pseudonimi. Sharade era Francesco Calabrese, mentre Sonago era il cognome della moglie di Mescoli. L’edizione di “Un disco per l’estate” del 1968 fu condotta Pippo Baudo e Gabriella Farinon. Vinse Riccardo Del Turco con “Luglio”, Franco IV e Franco I si classificarono terzi, ma furono i veri trionfatori morali. Lo capirono la sera dopo la finale, a Torino. Furono invitati in un locale “Le Roi”, erano senza band. Fecero venire da Pozzuoli quattro amici, gli misero in testa parrucche, in mano strumenti musicali. Non erano artisti. Uno aggiustava scaldabagni, un altro era elettricista. Il trucco funzionò, fu un delirio, un trionfo. Ho scritto t’amo sulla sabbia arrivò al primo posto tra i 45 giri più venduti, restando in classifica per 16 settimane. L’anno successivo ritornano a Un disco per l’estate con Sole. Nel 1970 partecipano nuovamente con Tu bambina mia. Nel 1971, passarono poi alla Fonit Cetra, incisero un altro 45 giri, Gipsy Madonna. Nel momento del massimo del successo una telefonata Franco IV telefonò a Franco I: “Non ce la faccio più. Smetto perché voglio andare avanti negli studi”. Così, senza preavviso, persero tutto, contratti, successo, fama. Francesco Calabrese tentò la carriera da solista regalandoci uno dei più bei pezzi melodici Italiani: Incredibile voglia di te nel 1976. “lo sai e l’ultima occasione che ci resta un tentativo per non dire basta e da domani in poi…”