Per quanto la coincidenza del titolo del libro “Lo Specialista”, di Charles Sale autore nordamericano, potrebbe considerarsi una casualità con il fiammante testo di José Rizo Patron, di identica insegna, ne differisce diametralmente nel suo contenuto. Si tratta di una selezione di racconti brevi dove si combina la scienza fiction ,lo smarrimento, il lutto e in un certo qual modo la scrittura dalle ombre che ci connette a Edgar Allan Poe, il maestro del racconto dall’influenza gotica. Juan José si distingue con una penna pacata che va per la vita con una lente capace di fotografare le espressioni ,cangianti della sofferenza per la sua condizione di spettatore acuto e cronista dove potrebbe evocarsi Julio Cortázar o lo stesso Borges.

Il lavoro intellettuale di Rizo Patrón nella sua opera prima ,per quanto possa apparire strano,manca di prologo, però il primo racconto il cui titolo implora “Non sono nessuno ”, ipotizza l’ambiente urbano nella sua più cruda realtà e lo confronta con gli abissi umani, quelli che marcano dicotomia tra mente e corpo, perché in alcune persone la lucidità è qualcosa di così fragile che si prende con le pinze. Devoto alla narrazione in prima persona ,ne cerca l’ etereogenità al momento di scegliere i temi dei suoi racconti, e li riveste con diversi abiti: dell’amore,della pazzia,della morte.
In questa singolare compilazione la fiction “L’altra”, manifesta un segmento psicologico, fonte di un permanente conflitto di una duplice personalità che non accusa soluzione ,semmai esperienza. Siamo di fronte ad un narratore capace di mettere a nudo la sua immaginazione collocando il lettore nella cuspide della montagna russa delle emozioni. Il risultato della sua operazione letteraria è il frutto della facoltà razionale e logica che si applica nel processo della creazione. Ciò nonostante ,il dominio delle sue storie ,è un terreno pendolare, un calcolo la cui scrupolosità ci ossequia lo scenario per continuare a sognare .
Di Maritza Luza Castillo