Gazzettino Italiano Patagónico

Ambientalisti: saggi e previdenti


Si sono spenti gli echi dello scontro tra Donald Trump e Greta Thunberg al Forum di Davos, durante il quale il presidente Usa ha accusato gli ambientalisti di essere “profeti di sventura”. In fondo è una vecchia storia quella che mira a dipingere gli ecologisti di tutto il globo come persone influenzate da pensieri negativi, sempre pronte a lanciare allarmi inutili. A loro sono contrapposti i promotori di un spirito mosso dalla speranza, dalla gioia e dall’ottimismo, tre parole che non a caso sono state usate proprio da Trump nel corso del suo intervento al Forum Economico Mondiale.
Il buco dell’ozono
Si tratta di una mistificazione che poggia su un assunto inverosimile e cioè che molte delle preoccupazioni del mondo ambientalista si sono rivelate infondate. Nulla di più falso. Anzi, è grazie alle intuizioni di scienziati, studiosi e comuni cittadini particolarmente attenti alle sorti del pianeta che è stato possibile scongiurare o smorzare certi rischi. Uno degli esempi più chiari riguarda l’impoverimento dello strato di ozono. Gli studiosi avevano osservato il fenomeno fin dagli anni Settanta e nell’arco di un decennio quello che era ormai divenuto noto come il “buco dell’ozono” aveva raggiungo dimensioni doppie degli Stati Uniti.
Eppure i soliti detrattori a metà degli anni Ottanta consideravano la minaccia ancora remota.
Nel 1986, l’Environmental Protection Agency (EPA) e l’UNEP pubblicarono uno studio in cui si spiegavano le possibili conseguenze a mano a mano che le radiazioni ultraviolette avrebbero raggiunto la Terra: incremento dei tumori della pelle, danni alla vista, diminuzione delle rese agricole. L’anno seguente, a Montreal, furono sottoscritti gli accordi volti a limitare la produzione di idrocarburi clorofluorocarburi (CFC) e idrofluorocarburi (HCFC) ritenuti responsabili del rapido calo dello strato di ozono. Per quanto di portata modesta, essi hanno costituito una tappa fondamentale per contrastare il problema.
Un pensiero ambientale forte
Qualcuno, che di tutta la vicenda forse non ricorda nulla oppure non l’ha mai studiata, oggi cita il “buco dell’ozono” come un esempio degli abbagli presi dagli ecologisti. Il caso dimostra viceversa quanto sia necessario, oggi più che mai, un pensiero ambientale forte, capace di favorire la circolazione e il confronto delle informazioni provenienti da fonti ufficiali e locali al fine di costruire previsioni utili a indirizzare le scelte politiche ed economiche a livello planetario. In fondo la prima virtù cardinale è la saggezza, che altro non è se non la capacità di imparare a guardare e a capire.
Michele Mauri

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