Gazzettino Italiano Patagónico

Milano: i due volti di una città in cerca d’identità


Nelle ultime settimane Milano è precipitata di nuovo nell’incubo smog. Certo, nulla di nuovo sotto il cielo meneghino. Sono decenni che la metropoli lombarda concorre per il triste primato di città più inquinata. I dati delle centraline Arpa sono impietosi: dall’inizio del 2020 il superamento della soglia dei 50 microgrammi di Pm10 al metro cubo, fissata per legge, è una costante. Per questo il sindaco Beppe Sala ha perfino rispolverato una misura drastica quanto discussa: il blocco totale del traffico per una domenica. A risolvere la situazione, almeno temporaneamente, ci hanno pensato però i forti venti di tramontana che hanno spazzato via le polveri sottili. L’emergenza è rientrata e per giorni, settimane o mesi, chissà, nessuno parlerà più dell’aria inquinata. Del resto chi ricorda i dati presentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione della prima Conferenza Globale sull’inquinamento atmosferico svoltasi a Ginevra un paio di anni fa? Tra i tanti ne recupero solo uno: l’Italia fa parte dei Paesi con la qualità dell’aria peggiore e in Pianura Padana il 98% dei bambini è esposto a livelli troppo alti di polveri ultrasottili. Ma Milano è glam e innovativa, è la locomotiva economica del Paese e, almeno da Expo in poi, è anche “the place to be”. Il tanto sbandierato “modello Milano” può vantare tra tante effettive virtù anche un’eccellente capacità di nascondere i problemi sotto il tappeto. Le sacche di povertà vengono coperte dalle vetrine luccicanti e l’aria terrificante che si respira in città è miracolosamente ripulita dal titolo di “città degli alberi”. Giorni fa, FAO e Arbor Day Foundation hanno designato le “Tree Cities of the World”. Sono 59 distribuite in 17 Paesi del mondo e fra queste figura appunto Milano. Tra le città italiane ci sono pure Mantova, dove l’iniziativa è stata lanciata nel 2018 in occasione del primo Forum mondiale sulle Foreste Urbane, e Torino. Insieme a metropoli come New York, San Francisco, Toronto, Parigi e Madrid e piccoli centri urbani popolati da poche migliaia di abitanti primeggiano per l’impegno messo in campo al fine di ottenere spazi più sani e più verdi in cui vivere. Ecco il nuovo miracolo a Milano: non più città grigia per eccellenza, ma città verde. Non più città inquinata per fama, ma città dove è bello vivere, sempre e comunque. E non importa se tutti, almeno tutti quelli che possono, durante il weekend scappano altrove. A Milano tutto è un progetto. Non si può escludere che in qualche loft o in un hangar sia già nata una start-up per trasportare i residenti nello spazio il sabato e la domenica: su un pianeta qualsiasi, purché ci sia un poco di ossigeno.
Michele Mauri

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