Gazzettino Italiano Patagónico

Agricoltura del futuro: sfamare 8 miliardi di persone con l’agroforestazione sintropica


Nonostante la cosiddetta “Rivoluzione verde” dell’agricoltura, iniziata negli anni’60 del secolo scorso quando l’impiego della chimica (diserbanti, insetticidi, fertilizzanti) sembrava poter risolvere il problema della fame del mondo, oggi, secondo la FAO, la crescita della produzione alimentare sta gravemente diminuendo e, soprattutto, arretra rispetto alla crescita della popolazione mondiale. Ciò è dovuto principalmente a un modello produttivo e alimentare che consuma risorse non rinnovabili, degrada i suoli fertili e inquina le acque dolci. Oltre ad una filiera che vede circa il 30% del cibo prodotto non giungere mai sulle tavole dei consumatori, bensì “perso per strada” per vari motivi. A ciò andrebbero poi aggiunti i pesantissimi costi ambientali e spesso anche sociali che il modello di agricoltura intensiva degli ultimi 50-60 anni e che non vengono quasi mai conteggiati in queste valutazioni. In pratica i dati ci dicono che questo modello agricolo è ormai da tempo “arrivato alla frutta” (scusate la battuta, ma non ho resistito) e che dobbiamo trovare nuovi modelli alternativi di produzione agraria.
La necessità di una strada alternativa
Modelli che in realtà già esistono e che, spesso in silenzio o addirittura sbeffeggiati dai media mainstream (ovvero quelli dominanti al servizio dei famosi “poteri forti”), vedono sempre più agricoltori molto preparati esplorare in prima persona interessanti strade alternative. Una di queste è quella rappresentata dalla cosiddetta Agricoltura Sintropica (AS), un nuovo tipo di agricoltura, totalmente biologica, che lavora in totale sintonia con la natura e con le sue risorse, basata sul principio della successione ecologica delle specie, applicato in particolare ai sistemi agroforestali successionali, di tipo intensivo e dal grande potenziale produttivo, sia in termini di quantità (fino a 70 ton/ettaro/anno) che di varietà. Tra l’altro questo tipo di agricoltura potenzia i cosiddetti “servizi ecosistemici”, ovvero le funzioni pratiche di interesse antropico (e non solo) svolte da un ecosistema. Essa infatti, a parità di produzione, riduce l’impiego degli spazi utilizzati, inverte il processo di degradazione dei suoli e delle risorse idriche, aumenta la biodiversità locale e ottimizza e diversifica notevolmente la produttività, tanto nel tempo che nello spazio.
Come funziona e quali vantaggi ha l’agroforestazione sintropica
In pratica si tratta di coltivare letteralmente foreste produttive in cui, sfruttando con grande perizia la naturale successione evolutiva del bosco, si producono un’ampia varietà di piante alimentari, quali frutta, verdura, tuberi, cereali, piante medicinali, eccetera, oltre naturalmente all’impiego del legname. Questo metodo prevede l’impiego di differenti consociazioni di specie tradizionali, a cui ne vengono affiancate altre non convenzionali, e lo sfruttamento intensivo di fino a cinque strati produttivi verticali, associando varie specie vegetali con cicli di crescita diversi che si sostengono a vicenda ottimizzando al massimo la cattura della luce solare. Ciò permette la creazione e rigenerazione di ecosistemi resilienti e produttivi e dei loro servizi ecosistemici, laddove pratiche agricole convenzionali ne hanno causato il degrado.
Una novità di 40 anni fa
Inventata e sperimentata in Brasile da più di 40 anni – dove è attualmente studiata e promossa da università e istituti di ricerca federali – dal ricercatore svizzero Ernst Götsch, da qualche anno è giunta anche in Italia, dove viene applicata in interessanti progetti di riforestazione produttiva in Piemonte ed anche alla periferia di Milano. L’Agricoltura Sintropica è poi un’evoluzione della cosiddetta agroforestry, approvata dalla FAO in quanto presenta un elevato potenziale in termini di sostenibilità ambientale abbinato a buone redditività e produzioni alimentari nutrizionali. Inoltre l’Agricoltura Sintropica è contemplata e riconosciuta dall’approccio della “Climate Smart Agricolture- CSA”, in quanto promuove la resilienza e l’adattamento dei produttori agli effetti del cambiamento climatico. Insomma un altro interessante percorso sperimentale, non solo tecnico e sociale ma soprattutto ambientale, secondo logiche che vedono sempre più agricoltori esplorare nuove vie che riportino al centro non solo l’economia ma soprattutto un ormai urgente e rinnovato rapporto tra la terra e l’uomo.
Armando Gariboldi

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