L’app costa quasi 16 dollari al mese e, nella mente degli ideatori, dovrebbe essere indirizzati a tutti quelli che soffrono da vera e propria dipendenza da contenuti hard. Una sorta di “autocontrollo parentale” che ha fomentato e galvanizzato negli Stati Uniti molte associazioni religiose di stampo cristiano evangelico. E l’app ha già il suo primo testimonial di eccezione: l’ex star dell’NBA Lamar Odom, famoso anche per aver sposato con Khloé Kardashian, matrimonio naufragato anche per la dipendenza da porno di lui. Tutto ok, quindi? Non esattamente. La dipendenza da porno, non è al momento una patologia psichiatrica, non essendo contemplata nel Manuale Statistico Diagnostico, mentre gli studiosi insistono che l’eventuale dipendenza da porno non possa essere accostata a quella da alcool o da gioco, in quanto il cervello si attiverebbe diversamente. Un’evidenza che dovrebbe condurre anche a trattamenti terapeutici diversi, possibilmente con l’aiuto di un professionista. Ma attualmente sono 300.000 le persone che hanno optato per questa sorta di piccolo “Grande Fratello” con l’obiettivo di mondare il peccato che si annida nelle nostre vite digitali. Uno scenario basato su una sorta di “Inquisizione” auto-inflitta che sembra proiettarci indietro di diversi secoli. È il mondo digitale, bellezza.
Daniele Tempera
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