Dalla Nigeria all’Austria, passando per il Pakistan, gli antibiotici hanno contaminato anche i fiumi. Lo studio condotto dall’Università di New York – e che è stato presentato al meeting della Society of Environmental Toxicology and Chemistry di Helsinki – getta luce su un fenomeno ancora poco studiato, ma estremamente preoccupante: quello della dispersione di medicinali nei corsi d’acqua.
Valori superiori alla norma
I ricercatori statunitensi hanno presentato gli esiti dei test effettuati sui fiumi di 72 Paesi in sei continenti, dal Mekong fino al Tevere, passando per Tigri, Tamigi, Senna e Danubio. Il 65% dei corsi d’acqua monitorati è risultato contaminato da antibiotici e, in alcuni casi, sono stati registrati livelli molto al di sopra rispetto agli standard di sicurezza. «I limiti di sicurezza sono superati prevalentemente in Asia e Africa – spiegano gli autori dello studio –. Ma anche in Europa e in America ci sono livelli di contaminazione preoccupanti, il problema è globale». In Europa i fiumi più inquinati sono quelli austriaci.
Quali farmaci sono stati trovati
L’antibiotico più trovato è stato il trimetroprim, farmaco impiegato per la cura delle infezioni urinarie e che era presente in 307 dei 711 siti testati. La ciprofloxacina è, invece, il farmaco fra quelli monitorati che supera più volte i livelli di sicurezza. La situazione peggiore è quella registrata in Bangladesh, in cui il metronidazolo, usato principalmente per alcune infezioni batteriche della pelle e della bocca, ha fatto registrare livelli 300 volte più alti del consentito.
Quali sono i rischi
Oltre al danno ecologico, il rischio è che la dispersione di antibiotici possa incrementare il fenomeno dell’antibioticoresistenza. «Parte della comunità scientifica riconosce il ruolo dell’ambiente nello sviluppo della resistenza agli antibiotici – spiega Alistair Boxall, uno degli autori-. I nostri dati dimostrano che la contaminazione dei fiumi può essere uno dei veicoli».
Pietro Valsecchi