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Gli ultimi giorni della vita di Noa Pothoven


  • Noa Pothoven, morta a 17 anni, non è senz’altro un caso di eutanasia
  • Naomi O’Leary si è fatta raccontare la sua storia dalla fonte originale
  • La critica alle fake news e alla diffusione sui media britannici

C’era un modo decisamente semplice per scoprire la vera storia di  Noa Pothoven, la 17enne olandese che si è lasciata morire dopo essere stata vittima di una violenza sessuale. «Bastavano 10 minuti per chiedere conferma della notizia a partire dalla sua fonte originale» – ha scritto la giornalista di Politico  Naomy O’Leary su Twitter.
Noa Pothoven vera storia, il fact checking della giornalista di Politico
La fonte originale, infatti, si chiama  Paul Bolwerk ed è il giornalista che ha raccontato per primo la storia per la testata olandese  De Gelderlander. La notizia della presunta ‘eutanasia volontaria’ a cui si sarebbe sottoposta Noa Pothoven non è comparsa su alcun media olandese, ma soltanto sui quotidiani britannici, che hanno dato ampio risalto all’argomento.
Gli ultimi giorni della vita di Noa Pothoven
Proprio Paul Bolwerk ha raccontato a Naomy O’Leary  gli ultimi giorni di vita di Noa, dimostrando come nel suo caso non si possa affatto parlare di eutanasia volontaria. La ragazza era malata di anoressia e di altre patologie molto gravi: per questo motivo fece domanda di eutanasia, all’insaputa dei genitori. Questa sua richiesta venne rifiutata. La famiglia, tuttavia, cercò di sottoporla a trattamenti psichiatrici specifici e la ragazza fu portata più volte in ospedale per un ricovero. Addirittura, si provò a fare istanza per una cura a base di elettroshock, ma questo trattamento è stato negato alla famiglia in virtù della giovane età della ragazza. Per questo motivo, dopo aver rifiutato anche il ricovero in ospedale, venne autorizzato il trattamento medico da casa, a carico dei genitori e dei medici di famiglia. Nei primi giorni del mese di giugno,  iniziò a rifiutare qualsiasi bevanda e qualsiasi tipo di cibo, al punto che i suoi genitori e i suoi medici si sono trovati d’accordo sul fatto di non forzarla a mangiare e a bere. La giornalista di Politico Naomy O’Leary ha chiesto ufficialmente spiegazioni a un network australiano ( NewsComAus) e a una giornalista di  Euronews Lauren Chadwick le motivazioni in base alle quali sono stati i primi a diffondere una fake news. E, infine, ha rivolto un appello ai suoi followers su Twitter: «Il modo migliore per verificare la veridicità di una notizia è cercare sull’agenzia Reuters: se non la riporta, potrebbe essere una fake news. Io mi sono formata alla Reuters e questo è il loro metodo».
Mario Manzo

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