Bill De Blasio, sindaco di New York, annunciando il suo Green Deal ha mostrato grande attenzione alle tematiche ambientaliste. Il primo cittadino della Grande Mela ha espresso una presa di posizione forte a favore della riduzione del consumo di carne nei luoghi pubblici. «A New York c’è una forte attenzione dell’opinione pubblica su tali argomenti, soprattutto per quanto riguarda pet e randagismo», commenta l’Ente Nazionale Protezione Animali, spiegando che ora si arrivato il momento per toccare un altro tasto caldo: le uccisioni degli animali randagi nei rifugi.
Uccisi entro poche ore
Negli Stati Uniti sono presenti due categorie differenti di rifugi per animali: “no kill” e “kill”. I primi sono simili a quelli italiani: gli animali senza padrone o abbandonati vengono accolti e curati, in attesa di trovare loro una nuova casa. E se questo non dovesse mai accadere, cani e gatti resterebbero nei rifugi fino al termine dei propri giorni, affidati alle cure dei volontari. Nei secondi, invece, gli animali vengo sottoposti a eutanasia nel giro di poco tempo: se entro alcuni giorni – o in certi casi ore – i padroni non vengo a reclamarli, gli animali – seppure sani – vengono soppressi. Una pratica, questa, accettata anche dalla Peta, una delle più grandi associazioni per la tutela degli animali negli USA, che definisce questa scelta come un atto di rispetto e amore verso animali destinati a trascorrere il resto della loro vita dietro alle sbarre. «La legislazione statunitense in materia è molto meno “protezionista” di quella italiana, perché cani e gatti vengono messi a morte se, dopo un certo periodo di permanenza nei canili, non vengono adottati o riuniti alla loro famiglia. Negli shelter della sola New York, dal 2014 al 2018, ne sono stati uccisi ben 23mila. Chiediamo un incontro al sindaco Bill De Blasio sollecitando l’adozione di politiche “no kill”».
In Italia è vietato dalle legge
Le politiche italiane a tutela degli animali, in questo caso, potrebbero essere un esempio: nel nostro Paese la soppressione di animali è vietata dal 1991. La legge, infatti, prevede che i cani possano restare in canile senza limiti di tempo e lo stesso vale per i gatti, anche per quelli randagi che per vari motivi non possono essere reinseriti nella colonia felina di provenienza.
Marta Frigerio