Autorizzare la caccia al lupo non riduce il rischio di bracconaggio. Questa è la sentenza della Corte di Giustizia Europea, che si è espressa sull’apertura agli abbattimenti concessa dalla Finlandia. Secondo il pronunciamento della Corte, la Finlandia non sarebbe riuscita a dimostrare scientificamente che consentire la caccia al lupo determini conseguentemente anche la riduzione del bracconaggio.
Un esempio anche per l’Italia
La sentenza espressa dalla Corte di Giustizia Europea segna un precedente importante nella gestione della specie. «Con questa sentenza svanisce definitivamente uno degli argomenti utilizzati da chi, anche in Italia, vorrebbe aprire la caccia al lupo – commenta la Lav –. Anche il Piano nazionale del lupo, nelle prime versioni presentate, sosteneva che il ricorso alle uccisioni legali dei lupi avrebbe consentito di ridurre i casi di bracconaggio e consentito al contempo di raggiungere una sorta di “pace sociale”. Ma si tratta di argomentazioni del tutto prive di senso, che abbiamo sempre combattuto e che ora anche la Corte di Giustizia Europea mette definitivamente al bando».
La prevenzione è l’unica soluzione
Per favorire la corretta convivenza col grande predatore che è tornato ad abitare il Vecchio Continente, l’unica strada da percorrere è quella della prevenzione. «Solamente l’adozione dei migliori sistemi incruenti di prevenzione delle predazioni può consentire alle attività umane di permanere sui territori dove vivono i lupi – conclude l’associazione –. È, quindi, fondamentale che i politici la smettano di richiedere inapplicabili, crudeli e inutili piani di uccisione dei lupi: s’impegnino, invece, per attivare subito i sistemi di prevenzione (come l’impiego di cani da guardiana) che già esistono e che hanno dato prova di efficacia se correttamente implementati».
Marta Frigerio