Gazzettino Italiano Patagónico
Alessandro Di Battista al termine del'incontro con i vertici del M5s ed il presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte dopo aver rimesso il mandato da premier al Quirinale, Roma, 27 maggio 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

Alessandro Di Battista ha annunciato di esser pronto a ricandidarsi con il Movimento 5 Stelle

  • Il suo nome tornerebbe nelle liste pentastellate qualora il governo dovesse cadere dopo le Europee
  • Riconosce ancora in Luigi Di Maio la figura del leader e lui non punterebbe a quello

«Se dopo le elezioni europee dovesse saltare questo governo, mi ricandiderei». L’annuncio di Alessandro Di Battista arriva nel corso della registrazione di ‘Accordi e Disaccordi’ in onda venerdì alle 22.45 sul Nove. La maggioranza, con i continui chiari di luna dovute alle numerose liti, ultima su tutte quella sul caso Siri – per non parlare delle polemiche sulle Province -, rischia di arrivare al capolinea dopo il voto del 26 maggio. Per questo motivo, l’ex deputato M5S si dice pronto al ritorno in campo.

«Io mi auguro con tutto il cuore che le prossime politiche ci siano tra 4 anni, e – ha spiegato Alessandro Di Battista – lì ci sarei». Dopo Di che se il banco saltasse prima «io non me lo auguro e non credo che avverrà, anche perché questo governo per merito dei 5 stelle sta portando avanti cose interessanti, ma a settembre-ottobre mi ricandiderei».

Di Battista pronto a tornare in campo

Ma non vorrà fare la lotta a Luigi Di Maio, che lui ancora riconosce come leader. Il suo ruolo sarebbe quello avuto già nella precedente legislatura. Quindi, nonostante il carisma riconosciuto, si limiterebbe a fare il soldato della fronda del Movimento 5 Stelle. Ma solo nel caso in cui tra Lega e pentastellati le cose dovessero andare male e deflagrare con i risultati delle elezioni Europee.

Il commento sul caso Siri

Di battista ha anche commentato le mancate dimissioni (finora) del sottosegretario leghista Armando Siri: «A me non frega niente della conclusione di questa indagine, non è questo il punto per me e onestamente, l’ha colto perfettamente il presidente Conte. Il punto non è questa inchiesta. Io auguro a tutti i cittadini di uscire puliti dalle inchieste, non so se possa essere l’unica prova contro Siri un’intercettazione tra due terzi che si dicono della mazzetta di turno, perché magari non può essere una prova sufficiente. Però il punto non è questo e l’ha colto bene il presidente del Consiglio: il punto è che il sottosegretario Siri ha utilizzato il proprio potere per piazzare degli emendamenti che erano delle ‘marchette’ nei confronti di Arata, cioè ha utilizzato il suo incarico pubblico per un interesse personale».

Enzo Boldi

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