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Elezioni Spagna: il convitato di pietra che si chiama astensionismo tra socialisti e Pp

Le elezioni politiche in Spagna con le urne aperte di oggi, faranno da cartina di tornasole per misurare anche il sentiment che animerà in qualche modo le prossime votazioni europee. Il Partito Socialista di Sánchez è dato sopra il 31%, ma una coalizione di sinistra non garantirebbe una maggioranza in grado di governare. Il blocco di destra guidato dai Popolari soffre l’incompatibilità tra Ciudadanos e i nostalgici del Caudillo Franco ma il Pp apre all’alleanza. E a determinare il nuovo assetto politico che potrebbe scaturire dalle urne, è il convitato di pietra degli indecisi. Il risultato di dicembre in Andalusia aveva già contribuito a modificare alcuni assetti della politica iberica, costringendo il Partito Popolare a spostarsi verso destra su temi come l’aborto, l’immigrazione, l’indipendenza della Catalogna, la sicurezza. Ora Vox, formazione di ultradestra che ha mandato in archivio l’immunità ai partiti nazionalisti propria della penisola, affronta le elezioni politiche che si tengono oggi in Spagna in quello che le destre dipingono come un test e un viatico per i movimenti sovranisti del continente in vista delle europee del 26 maggio. Se i sondaggi lasciano intravedere la conferma della fine del classico bipartitismo e una ulteriore balcanizzazione dello scenario politico con un totale di cinque partiti diversi rappresentati in Parlamento, Partito socialista e Pp lavorano da tempo per superare lo stallo che secondo tutti gli analisti emergerà dalle urne. Con lo Psoe naturalmente orientato a riproporre lo schema alla base del governo con cui Pedro Sanchez ha retto il Paese dopo l’uscita di scena di Mariano Rajoy – alleanza con Podemos e alcuni partiti indipendentisti catalani – la novità principale potrebbe arrivare dallo schieramento conservatore. Il leader del Pp Pablo Casado ha aperto alla possibilità che Vox, dato sopra al 10%, entri in un ipotetico governo guidato dai conservatori: “Vox o Ciudadanos, che ottengano 10 seggi o 40, avranno l’influenza che vorranno avere per entrare nel governo e per decidere la legislatura”. Un messaggio chiaro, quasi una promessa aperta anche ai liberali di Alberto Rivera. Accompagnato però anche da un appello al “voto utile” e compatto, nella speranza di riavvicinare gli scontenti e di convincere gli indecisi. 

Pedro Archetti

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