Gazzettino Italiano Patagónico

La fuga delle redattrici dell’Osservatore Romano apre un nuovo fronte nella Chiesa sessista

“Abbiamo inviato una lettera al Papa, speriamo che la legga”. A dirlo non è un fedele tra i milioni che vorrebbero veder recapitare una loro missiva a Francesco ma è Lucetta Scaraffia, storica giornalista e scrittrice che aveva dato vita all’inserto “Donne chiesa mondo”, del mensile dell’Osservatore Romano. Nella lettera al Pontefice, Scaraffia che si è dimessa nei giorni scorsi insieme ad altre 10 colleghe collaboratrici della redazione. La motivazione del gesto è destinato ad aprire un nuovo fronte nella Chiesa maschilista e sessista dopo il forum che aveva acceso i riflettori sui casi di pedofilia. La decisione delle redattrici capitanate da Scaraffia è stata una reazione alla nuova direzione di Andrea Monda all’Osservatore che avrebbe depotenziato il progetto editoriale lasciando la redazione in un “clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva”. Andrea Monda, respinge le accuse spiegando di aver “garantito” a tutta la redazione “la stessa totale autonomia e la stessa totale libertà che hanno caratterizzato l’inserto mensile da quando è nato, astenendomi dall’interferire in qualsiasi modo”. Nell’editoriale di commiato, Scaraffia rivendica la propria autonomia, denunciando la “selezione delle donne che parte dall’alto”, la “scelta di collaboratrici che assicurano obbedienza” rinunciando “a ogni possibilità di aprire un vero dialogo, libero e coraggioso, fra donne che amano la Chiesa nella libertà e uomini che ne fanno parte”. Ma non solo. Accusa Monda di aver intrapreso sulle pagine dell’Osservatore “collaborazioni e iniziative che appaiono concorrenziali, con l’effetto di mettere le donne l’una contro l’altra invece di sollecitare confronti aperti”. “Il mio impegno – replica il direttore, alla guida del quotidiano da dicembre scorso, in sostituzione di Giovanni Maria Vian – è stato e rimane quello di potenziare l’edizione quotidiana de  ‘L’Osservatore Romano’ (non certo in termini di concorrenzialità ma di complementarietà con il supplemento) come è naturale e giusto che sia”.  “In nessun modo ho selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell’obbedienza. Semmai, al contrario, evitando di interferire con il supplemento mensile, ho sollecitato nella fattura del quotidiano confronti realmente liberi, non costruiti sul meccanismo degli uni contro gli altri o dei gruppi chiusi”, sottolinea Monda che assicura che il mensile non chiuderà. “La sua storia – chiosa – non si interrompe ma continua. Senza clericalismi di alcun genere”. “Donne chiesa mondo” è nato nel 2012, proprio da un’idea di Scaraffia entusiasticamente raccolta da Vian, sostenuto da papa Benedetto XVI prima e Francesco poi. In sette anni si è occupata di numerosi argomenti, dalla politica alla scienza, avviando anche riflessioni nel mondo cattolico tanto da guadagnarsi traduzioni in spagnolo, francese e inglese. L’inchiesta sugli abusi sulle suore Recentemente era stato avviato anche un approfondimento sul tema degli abusi nei confronti delle suore, che poi ha visto l’ammissione dello stesso Bergoglio.   “Non siamo state noi a parlare per prime, come forse avremmo dovuto – scrive la direttrice nella sua lettera al Papa -. Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi. Ora ci sembra che un’iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all’antiquato e arido costume della scelta dall’alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili”. 

Caterina Visciano

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