- Moise Kean ha segnato in Italia-Finlandia 2-0
- Nato in Italia, non ha aspettato i 18 anni per ottenere la cittadinanza
- Dice: “Chi nasce qui deve essere italiano”. Il messaggio per lo ius soli
Moise Kean è stato il personaggio della settimana. La sua convocazione in nazionale, dopo le buone prove con la Juventus, e la sua rete in Italia-Finlandia 2-0 lo hanno portato a essere sotto gli occhi di tutti. La sua storia particolare, nato a Vercelli da genitori stranieri, si inserisce anche nel dibattito di questi giorni sulla cittadinanza italiana, nato all’indomani del sequestro dell’autobus a San Donato Milanese. Le parole di Moise Kean suonano come un messaggio alla politica, in modo particolare a chi – come Matteo Salvini – mostra i muscoli quotidianamente sulla chiusura dei confini e, in generale, sulle politiche legate all’immigrazione. Non ultima, quella sui bambini che nascono in Italia da genitori stranieri. Moise Kean ha ottenuto la cittadinanza italiana prima dei diciotto anni. Dunque non sta vivendo la situazone di Rami e Adam, i due piccoli eroi di San Donato Milanese. Ma la sua storia lo porta comunque ad avere quella responsabilità nei loro confronti che solo un personaggio pubblico può avere: «Mi dispiace di tutto quello che sento – ha detto Moise Kean -, alla fine se stiamo tutti nello stesso Paese bisogna essere trattati tutti come italiani. Non ci devono essere diversità».
La storia di Moise Kean: sempre integrato nel luogo in cui è nato
Moise Kean, che è cresciuto prevalentemente insieme alla madre, ha sempre vissuto l’uguaglianza come un valore. Frequentava il catechismo dove lo chiamavano Mosè e pregava in italiano perché «quella è la sua lingua». Il giovane campione, il più giovane ad aver segnato un gol con la maglia della nazionale in partite ufficiali, esprime un concetto che a lui sembra semplice: perché i bambini che nascono in Italia non dovrebbero essere italiani? Lo spot più popolare per lo ius soli, nella settimana della sua consacrazione come centravanti azzurro.
Alberto Giacomini