Il riscaldamento e gli allevamenti intensivi sono i responsabili del 50% delle emissioni in atmosfera. A dirlo, un nuovo studio dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha preso in analisi le cause dell’inquinamento da particolato secondario (ovvero quello derivante dalla produzione di ammoniaca che, liberata in atmosfera, si combina con altre componenti per generare proprio le polveri sottili) e da Pm10.
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Analizzando i dati, si scopre così che i sistemi di riscaldamento sono responsabili del 36% delle emissioni, mentre gli allevamenti lo sono del 15,1%.
L’industria, invece, causa l’11% di emissioni, mentre i veicoli leggeri “solamente” il 9%.
Questi dati mostrano il problema dell’inquinamento atmosferico da una nuova prospettiva. «Fino a ora si considerava solo il particolato primario, vale a dire quello emesso direttamente – come nel caso dei tubi di scappamento delle auto – e, in questo caso, il contributo degli allevamenti intensivi risultava essere molto modesto – spiega l’associazione Essere Animali –. Tuttavia, le polveri si formano anche in atmosfera attraverso processi chimico-fisici tra particelle già presenti. Il prodotto di queste interazioni è il particolato secondario, ed è qui che le percentuali degli allevamenti sono allarmanti. Nel caso del nostro Paese, se si considera che la quantità di ammoniaca prodotta da bovini, suini e ovini è quasi il 75% di quella prodotta in Italia, si capisce perché gli allevamenti siano così impattanti».
Le morti legate all’inquinamento
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2015 in Europa l’esposizione a concentrazioni elevate di polveri sottili ha causato la morte prematura di circa 442mila persone. L’Italia, in particolare, è il secondo Paese in Europa per numero decessi prematuri: si stima, infatti, che il 7% circa di tutte le morti per cause naturali sia da collegare all’inquinamento atmosferico.
Franco Mecci