Berreste un bicchiere di latte di cane? Con ogni probabilità, chiunque risponderebbe di no. Eppure, a ben vedere, si tratta di mammiferi esattamente come le mucche. Partendo da questa diversa percezione delle due specie, l’associazione Essere Animali ha realizzato un esperimento sociale che mostra tutte le contraddizioni che si celano dietro diverso valore che diamo ai due animali.
Latte di Bovaro del Bernese
Gli ignari passanti sono stati fermati da una fantomatica azienda che raccontava di essere produttrice di latte di cane. «Nessuno ha assaggiato il latte di Bovaro del Bernese; anzi, alcune persone volevano chiamare la polizia e altri ci hanno messo in guardia dal rischio che l’azienda, che in realtà non esiste, potesse subire attentati – spiega l’associazione -. Ma il ciclo di allevamento raccontato dai nostri attivisti, che si sono finti venditori, è esattamente quello utilizzato sulle mucche per la produzione del latte che troviamo al supermercato».
Condanna unanime agli allevamenti
Oltre a declinare l’offerta, le reazioni delle persone, che inizialmente erano di stupore, si sono presto trasformate in una condanna all’unisono quando i venditori hanno descritto come avverrebbe la produzione di latte. I venditori hanno raccontato di cani allevati in modo intensivo senza la possibilità di stare all’aperto e le femmine separate dai propri figli appena nati, in modo che il latte sia destinato al consumo umano. Eppure questo è quello che accade ogni giorno negli allevamenti intensivi da cui proviene il latte di mucca. «Sicuramente proviamo una maggiore empatia per i nostri amici a quattro zampe e siamo portati ad essere indifferenti quando alcuni maltrattamenti sono compiuti su animali che siamo soliti considerare destinati alla produzione di cibo. Ma la differenza è anche nelle informazioni fornite ai consumatori: i nostri attivisti hanno spiegato chiaramente come viene prodotto il latte, mentre le pubblicità che vediamo in televisione, oltre a non fornire queste informazioni, mostrano mucche che pascolano nei prati verdi. Una realtà edulcorata che non esiste».
Marta Frigerio