In Libia, pur al di fuori del clamore mediatico, si continua a fare i conti con le partenze di migranti dalle coste. Barchini e gommoni ancora una volta prendono la via del canale di Sicilia dalle coste della Tripolitania, in particolare dai porti compresi tra Tripoli e Misurata. L’ultimo episodio in ordine di tempo risale a questo giovedì, con un gommone fermato dalla Guardia Costiera Libica.
Il lavoro delle autorità di Tripoli
Problemi relativi al contrasto dei trafficanti di esseri umani, sorgono nello scorso mese di gennaio quando lungo l’asse tra Tripoli e Misurata iniziano a scorgersi contrasti di natura politica e militare. In particolare, l’isolamento di alcune fazioni misuratine in seno al consiglio presidenziale ed alle forze che sostengono il governo di Al Sarraj, causa screzi tra lettere di sfiducia verso lo stesso Al Serraj e contrasti tra le milizie che controllano Tripoli. Anche a causa di tutto ciò, iniziano nuovamente ad allentarsi i controlli verso scafisti e trafficanti. Quest’ultimi vedono nell’instabilità tripolina l’occasione per riprendere i propri scellerati affari criminali. Non a caso, cambiano anche i porti di partenza: non più Sabrata, bensì Garabulli e Khoms, due cittadine ad ovest di Misurata, a conferma del clima che si respira in questa zona della Tripolitania. Ma la Guardia Costiera libica, dal canto suo, sembra tornare nelle condizioni di operare alcuni significativi salvataggi. Come detto, l’ultimo è di questo giovedì. A darne notizia è il sito AddressLibya, che parla di un gommone con a bordo 113 migranti partito da Khoms e raggiunto dopo alcune ore dalla stessa Guardia Costiera Libica. L’operazione di salvataggio è andata a buon fine: i 113 sono riportati a Khoms e, da lì, raggiungono in seguito un centro d’accoglienza a Tripoli. Secondo alcune fonti della stessa Guardia Costiera, a bordo tutti i migranti risultano provenienti da paesi sub sahariani.
Gli avvertimenti del governo provvisorio in Cirenaica
Nella zona orientale della Libia, il problema dell’immigrazione è meno sentito. Le partenze sono risicate, azzerate anche negli ultimi mesi. Una circostanza spesso rimarcata da Khalifa Haftar, che non a caso in alcuni dei colloqui avuti in Italia rivendica questo elementi alle nostre autorità, sottolineando la differenza tra la situazione che vi è in Cirenaica e quella che invece da anni vige in Tripolitania. Il governo dell’est della Libia, di cui Haftar è il braccio militare, sembra dare molta importanza al contrasto alle partenze dalle proprie coste. Sia tale esecutivo che lo stesso generale, tengono a presentarsi agli occhi della comunità internazionale come difensori dei confini europei, sia dai trafficanti di esseri umani che dai terroristi. Nei giorni scorsi, come mostra una nota del sito The Libya Times, il ministero dell’Interno dell’esecutivo con sede ad Al Beyda diffonde un avvertimento contro chiunque si avvicini al business dell’immigrazione: “Qualsiasi camion e qualsiasi automobile usata per il traffico di esseri umani e dagli scafisti – si legge nel comunicato diffuso lungo le coste della Cirenaica – Verrà confiscata e riposizionata altrove”. Un monito comunque non rivolto solo all’est del paese. Infatti, l’obiettivo sembra essere anche quello di fermare possibili trafficanti che dal confine egiziano provano ad arrivare in Tripolitania. In questi mesi sono diversi gli egiziani oppure gruppi che provengono dall’Egitto coinvolti nelle partenze dai porti tripolini. In tal modo, il governo della Cirenaica prova ad aiutare, seppur indirettamente, anche la parte occidentale della Libia alla luce della recente escalation di partenze.
Mauro Indelicato