- Il Mef ha dato parere negativo sullo sgombero del palazzo occupato dal 2003 da Casapound
- Il palazzo di proprietà demaniale non sarebbe a rischio crollo e non ha carenze igieniche
- Il problema sarebbe di ordine burocratico: nel 2003 nessuno firmò la querela per occupazione abusiva
Non c’è accordo fra il Ministero dell’Economia e il Campidoglio: in una nota consegnata al sindaco Virgina Raggi il Mef ha dato parere negativo sullo sgombero di Casapound dal palazzo di Via Napoleone III occupato dal 2003 dai “Fascisti del Terzo Millennio”. Secondo il dicastero per l’Economia, infatti, il palazzo di proprietà demanialenon è a rischio crollo e non ha carenze igieniche tali da rendere necessario lo sgombero e il recupero dell’immobile per tornare di proprietà del Miur, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Quella dello sgombero della sede di Casapound era stata una battaglia condivisa, probabilmente l’unica, fra Virginia Raggi e la minoranza del Pd in Campidoglio ma aveva ottenuto l’altolà dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Sarebbero altri gli immobili occupati nella Capitale, ben 22, che il Viminale vorrebbe riprendersi e quello occupato da Casapound non rientra nella lista.
Un problema di ordine burocratico su Casapound
Alla radice del diniego ci sarebbe un problema di ordine burocratico. Mentre per gli altri edifici esistono già sentenze e ordinanze del tribunale che impongono la liberazione degli stabili in questione, su quello occupato dai fascisti 2.0, invece, non esiste niente del genere. Nel 2003, quando il palazzo fu occupato, nessun dirigente del Miur, dicastero proprietario dello stabile, si preoccupò di firmare la querela per occupazione abusiva e nessuno denunciò i quattro responsabili del blitz. Così, nonostante l’impegno della Sindaca e la strana alleanza fra Partito Democratico e Cinque Stelle, i militanti di Casapound non dovranno trasferirsi e potranno rimanere nella loro, ormai storica, sede.
Pietro Valsecchi