Il paleontologo americano Barnum Brown (1872-1963), noto al grande pubblico con il soprannome di Mr. Bones, visse quella sfrenata “corsa all’oro” per la scoperta del fossile di dinosauro più bello che imperversò negli Stati Uniti a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Sponsorizzato dall’American Museum of Natural History (AMNH), portò avanti lunghe campagne paleontologiche in Wyoming, Montana e in Alberta (Canada), che ai tempi erano le aree più produttive per la ricerca di nuovi fossili di dinosauro. Brown apparteneva alla generazione successiva a quella dei celebri protagonisti delle Bone Wars (“guerre delle ossa”), ossia Othniel Charles Marsh e Edward Drinker Cope. Per queste ricerche, i due scienziati portarono avanti una faida senza esclusione di colpi (ne avevamo già parlato qui), e lo stesso Brown non fu esente da conflitti e comportamenti discutibili nel corso della sua carriera: durante le ricerche sul fiume Red Deer in Canada ebbe una lunga faida con il collega e rivale Charles Hazelius Sternberg e con il suo staff; inoltre, accettò frequentemente soldi sottobanco dalle compagnie petrolifere per fare spionaggio industriale ai loro concorrenti. Personaggio appariscente e pittoresco, il suo nome di battesimo era ispirato allo showman per eccellenza, l’impresario P.T. Barnum, ed era solito farsi fotografare nei siti di scavo con indosso un caratteristico cappotto di pelliccia che lo rendeva subito identificabile. Tra le sue attività esterne alla ricerca scientifica, portò avanti anche il ruolo di informatore nel corso delle due guerre mondiali. I suoi meriti scientifici furono però notevoli. Oltre alle sue scoperte di nuovi fossili di dinosauro ci fu anche il rinvenimento, nel corso di una spedizione in Myanmar, di un pezzo di mandibola di quello che potrebbe essere stato un antichissimo progenitore dell’uomo, Amphipithecus. Ma la scoperta che, più di ogni altra, lo portò agli onori della cronaca fu il ritrovamento del primo esemplare di Tyrannosaurus rex. Proprio sulla scoperta del più celebre di tutti i dinosauri c’è una storia interessante che merita di essere raccontata. Nel 1892, nel pieno delle Bone Wars, Edward Cope scoprì due resti di vertebre giganti e le identificò come appartenenti a una nuova specie di dinosauro ceratopside, che chiamò Manospondylus gigas (“vertebra porosa gigante”). Oltre cento anni dopo, nel 2000, il paleontologo Peter Larson si recò nello stesso sito di scavo di Cope e scoprì invece che quelle vertebre appartenevano a un T-rex. Trattandosi del primo esemplare mai scoperto, il nome scientifico avrebbe dovuto essere cambiato con Manospondylus gigas. Questo però non avvenne dato che, proprio da quello stesso anno, per il Codice internazionale di nomenclatura zoologica (ICZN) non era più possibile cambiare un nome scientifico se questo veniva utilizzato da più di cinquant’anni. Ma non è finita qui. Ironicamente, fu lo stesso Brown a “insidiare” la sua scoperta, due anni prima del primo ritrovamento ufficiale di Tyrannosaurus. Nell’anno 1900, infatti, Brown si trovava in Wyoming alla ricerca di ossa di triceratopo per l’American Natural History Museum. Qui ritrovò anche dei resti di tirannosauro ma, confuso dalla presenza nello stesso reperto di scaglie di difesa mai viste prima, nominò la presunta nuova specie Dynamosaurus imperiosus (“possente lucertola imperiale”). Quelle scaglie in realtà appartenevano a un altro dinosauro, un Ankylosaurus, e si trovavano nello stomaco di quel tirannosauro trattandosi, con ogni probabilità, del suo ultimo pasto. La scoperta “ufficiale” e definitiva avvenne pertanto solo nel 1902, nella cava di Hell Creek in Montana. Ci vollero tre anni per estrarre per intero l’esemplare. Così, nel 1905 venne finalmente identificata la nuova specie Tyrannosaurus rex. In quello stesso articolo scientifico, poche pagine dopo, veniva descritta anche la scoperta di Dynamosaurus imperiosus. Henry Fairfield Osborn, lo scienziato che si occupò dell’identificazione dei reperti, in seguito si rese conto che i due fossili appartenevano alla stessa specie. Ma, pur essendo stato scoperto per primo il Dynamosaurus, in quel caso a dare la priorità sul nome era la prima descrizione in un articolo scientifico. E, nel raro caso in cui entrambi i nomi si trovassero sullo stesso articolo, la priorità veniva data a quello scritto per primo, in questo caso Tyrannosaurus rex. E così, per un paio di sviste e per essere stato descritto qualche pagina prima, il nome “tirannosauro” divenne quello definitivo, consegnando così alla storia il più celebre e iconico di tutti i dinosauri.
Alfonso Lucifredi